Nei primi decenni dopo l'unificazione italiana, il patriottismo post-risorgimentale alimentava una riscoperta del Medioevo legata a un nazionalismo romantico, in particolare a quegli aspetti che sembravano prefigurare la gloria nazionale e le lotte per l'indipendenza. Il fenomeno delle "repubbliche marinare" venne allora reinterpretato, liberato dal pregiudizio negativo e affiancato alla storia gloriosa dei liberi comuni; si affermò così anche a livello popolare. Celebrando la storia le città marittime italiane, non si considerarono tanto le lotte reciproche, quanto la loro comune intraprendenza marinara. Nella temperie culturale post-unitaria, infatti, si riteneva fondamentale per la formazione del moderno popolo italiano, ricordare che in seno alle repubbliche marittime ed ai comuni sorse quella operosità che inaugurò la civiltà novella[14].
C'è anche da tener presente che nella marina militare italiana, nata subito dopo il raggiungimento dell'unità nazionale e quindi solo nel 1861, c'erano accesi contrasti tra le varie marine pre-unitarie: sarda, toscana, pontificia e napoletana[15]; l'esaltazione dello spirito marinaresco che univa tutte le repubbliche marinare permetteva di mettere in luce una base storica comune, superando le divisioni. Era necessario quindi rimuovere le antiche rivalità e assai significativa a tal proposito fu la riconsegna a Pisa, da parte della città di Genova, delle catene che chiudevano il porto della città toscana, sottratte durante le lotte medievali e restituite nel 1860 in segno di fraterno affetto e di unione ormai indissolubile tra le due città, come si legge nella targa apposta dopo la restituzione.
Nel 1860 ci fu anche l'introduzione nei programmi scolastici dello studio delle repubbliche marinare come fenomeno unitario. Ciò contribuì ulteriormente a rendere il concetto popolare. Nel programma del liceo, si prescriveva infatti, a partire da quell'anno, di affrontare in classe prima le "cagioni del rapido risorgimento del commercio marittimo italiano - Amalfi, Venezia, Genova, Ancona, Pisa" e l'"Assodamento della grande potenza navale italiana". Per la classe seconda si disponeva che l'insegnante, all'inizio dell'anno, richiamasse alla memoria il periodo in cui crebbero e fiorirono le repubbliche marittime[16].
Da quel momento, ogni volta che si sono rinnovati i programmi scolastici, lo studio del fenomeno delle repubbliche marinare venne sempre confermato. Nel 1875 anche nel programma di Storia per gli istituti tecnici si diede seguito all'indicazione ministeriale; si legge infatti nel testo scolastico di Carlo O. Galli che "…fra tutti i popoli d'Europa, quello che nel Medio Evo si levò per primo a grande potenza" nella navigazione fu il popolo italiano e il motivo principale di ciò si attribuisce all'indipendenza di cui godettero "…le repubbliche marittime dell'Italia, tra le quali meritano maggior ricordo Amalfi, Pisa, Genova, Ancona, Venezia, Napoli e Gaeta"[17].
Nel 1895 il marinaio Augusto Vittorio Vecchi, fondatore della Lega Navale Italiana e più noto come scrittore con lo pseudonimo di Jack la Bolina, scrisse una Storia generale della marina militare, che ebbe larga diffusione e in cui si rievocano le imprese militari delle città marinare in ordine cronistorico di origine e di decadimento, da Amalfi per Pisa, Genova ed Ancona a Venezia[18].
Si notino gli elenchi delle città marinare, che annoverano cinque repubbliche nei programmi scolastici del 1860 e nel testo del 1875 (Amalfi, Venezia, Genova, Ancona e Pisa), mentre nel testo del 1895 se ne citano sette tra quelle principali, aggiungendo Napoli e Gaeta, limitatamente al periodo antecedente la dominazione normanna. Tutti i testi, comunque, citano due oppure tre repubbliche marinare maggiori: Genova e Venezia, o Genova, Venezia e Pisa.
Mancava però ancora una storia della marina italiana che non si limitasse a quella militare; fu Camillo Manfroni, nel 1899, a scriverla. Nel suo testo, lo storico identificò la fase più gloriosa della storia marinara italiana con il periodo delle repubbliche marinare. Sul finire dell'Ottocento, il mito di queste città dedite alla navigazione era in questo modo consolidato e consegnato al XX secolo[19].
Veliero del XIV secolo, da un tacuinum sanitatis
Nel Novecento
Il numero "quattro", che spesso ancor oggi ricorre associato alle repubbliche marinare, come si vede non è originario; esisteva invece un elenco breve, limitato a due (Genova e Venezia) o tre città (Genova, Venezia e Pisa) e un elenco lungo, che comprendeva anche Ancona, Amalfi e Gaeta.
Determinante per la diffusione dell'elenco a quattro repubbliche marinare fu una pubblicazione del capitano Umberto Moretti, che aveva ricevuto dalla Regia Marina, nel 1904, l'incarico di scrivere la storia marittima di Amalfi; il volume uscì con un titolo assai significativo: La prima repubblica marinara d'Italia[20]. Da quel momento il nome di Amalfi si affiancò definitivamente a quello delle altre repubbliche dell'elenco breve, equilibrando con la sua presenza lo sbilanciamento verso il centro-nord del paese.
Negli anni trenta del Novecento si consolidò così un elenco ridotto, composto di soli quattro nomi: Amalfi, Pisa, Genova e Venezia; ciò portò, infine, all'inserimento dei simboli delle quattro città nella bandiera della marina italiana. Il vessillo, approvato nel 1941, a causa della guerra fu poi adottato solo nel 1947. Nel 1955, le quattro città rappresentate nella bandiera della marina diedero vita alla suggestiva regata delle Antiche Repubbliche Marinare.
Solo nel 1967, con l'uscita del testo di Armando Lodolini Le repubbliche del mare, venne ripreso l'elenco lungo delle repubbliche marinare — Amalfi, Pisa, Genova, Venezia, Ancona, Gaeta — alle quali si aggiunse anche la dalmata Ragusa[21]. Per quanto poi riguarda Noli, solo negli ultimi decenni si è messa a fuoco la sua natura di piccola repubblica marinara, prima affermata solo a livello accademico[22].
Nel 2000, il presidente della Repubblica Ciampi riassunse il ruolo svolto nella Storia dalle repubbliche marinare con queste parole[23]: «... L'Italia delle repubbliche marinare ... riaprì all'Europa le vie del mondo.» (Carlo Azeglio Ciampi)
Voglio anche attirare la vostra attenzione su una debolezza storica comunissima ( e purtroppo ancora attuale )
quei nomi che non ci sono stati ma sono invenzioni degli storici settecenteschi--ottocenteschi per raggruppare un concetto
Poi divenuti quasi veri col ripeterli
E cosi trovo nei saggi storici personaggi con cognomi che non avevano ancora : il grande storico Enrico Fiumi ad esempio : che cognomizza ( per semplicita' di esposizione ) individui che il cognome lo avranno solo nei discendenti---------ma inducendo a pensare ad una cognomizzazione precoce
o identificazioni forzose e non coeve : Matilde di Canossa , i conti Guidi,.............
o ritratti e statue che prendiamo per veri volti e figure ma dipinti secoli dopo ( anche se e' possibile a volte su immagini oggi perdute )
o lo stemma della contessa Matilde , vissuta in eta' prearaldica
o .......................
anche qui : le Repubbliche marinare
Le repubbliche marinare sono state alcune città portuali italiane che, a partire dal Medioevo, godettero, grazie alle proprie attività marittime, di autonomia politica e di prosperità economica.
Tale definizione, nata nell'Ottocento, è in genere riferita a quattro città italiane, i cui stemmi sono riportati dal 1947 nelle bandiere della Marina Militare e della Marina Mercantile[1]: Amalfi, Genova, Pisa e Venezia. Tuttavia, oltre alle quattro più note, sono considerate repubbliche marinare anche Ancona[2][3], Gaeta[4][5], Noli[6][7][8] e, in Dalmazia, Ragusa[9]; in certi momenti storici esse ebbero un'importanza non secondaria rispetto ad alcune di quelle più conosciute.
Ovviamente qualcuno obiettera' : allora come vuoi chiamarle ?
Il problema non e' come chiamale, il problema e' nell'aver consapevolezza di come e quando e' nato quel nome
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