Araldica civica: stemma di Menfi

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Araldica civica: stemma di Menfi

Messaggioda tdsotm » venerdì 11 aprile 2003, 0:54

Nello statuto del Comune d Menfi si parla di "descrizione araldica" dello stemma in questi termini:
un’aquila romana grigia con le ali aperte tenente uno scudo quadripartito sormontato da una corona. Nel primo riquadro dello scudo a fondo blu vi è raffigurata una pianta di vite; con la scritta "Inicum"; nel secondo con fondo celeste un castello con la scritta "Burgium Millusium"; nel terzo a fondo oro una pianta di palma nana; nel quarto a fondo blu una pianta di sommacco.

Ho tre dubbi:
perché si parla di descrizione araldica e non di blasonatura in un documento ufficiale?
Quale differenza esiste tra le due cose, se esiste una descrizione araldica e non si tratta di un'imprecisione?
A me la descrizione sembra poco fedele, mi interesserebbe il vostro parere in quanto più esperti di me.

Lo stemma si legge male, inoltre non so come inserirlo . ImmagineChiedo scusa per la banalità delle domande, ma sono un neofita.
Grazie a tutti coloro che mi risponderanno

Bruno Fracasso
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Messaggioda T.G.Cravarezza » venerdì 11 aprile 2003, 9:14

Gentile Sig. Fracasso,
sposto il Suo intervento nella sezione araldica.
Cordialmente
Tomaso Giuseppe Cravarezza
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Messaggioda MVC » lunedì 14 aprile 2003, 11:57

Gent.mo Sig. Fracasso,

la blasonatura e la descrizione araldica sono sinonimi.
Ciò significa che per qualificare come tale la spiegazione
di uno stemma, bisogna attenersi scrupolosamente alle regole e alla
nomenclatura dell'Araldica.
Altrimenti, quando si va a "braccio", come in questo ed altri casi, bisognerebbe limitarsi a dire DESCRIZIONE e basta.

Ad ogni modo, bisogna riconoscere al Comune di Menfi che, pur comettendo errori ed imprecisioni, almeno NON ha scritto quelle mostruosità che si riscontrano spesso nelle descrizioni fatte da altri Enti Pubblici...

Per entrare nel merito, comincerei col dire che lo scudo, ovviamente, è un INQUARTATO ( e NON "quadripartito").
Inoltre per i tre elementi vegetali ( presenti nel 1°, nel 3° e nel 4°) si deve
dire che essi sono NODRITI su Terreno di erba al naturale.
Per il castello, invece, si deve usare il termine FONDATO su Terreno al naturale ( senza erba).

Varrebbe infine la pena soffermarsi un attimo sull'Aquila.
Intanto NON è grigia ma è Nera, poichè in Araldica le sfumature di colore non contano.
Ma la cosa più importante, a mio avviso, è il termine "Tenente" che le si attribuisce in questa descrizione...Intanto essendo un animale è Sostegno e NON Tenente ( ch'è riservato alle figure umane)...

Poi, per essere precisi ritengo che bisognerebbe limitarsi a definirla Accollante e basta.
Senza specificare se ha una funzione di supporto o altro.


Infatti nel Medioevo le figure di supporto allo scudo potevano essere sia Umane ( ad esempio un cavaliere che tiene lo scudo al braccio), oppure Animali ( come l'aquila con lo scudo in cuore), o anche di di vegetali ( un albero con lo scudo appeso alle fronde).

Solo in seguito ( specialmente nel 18° secolo) le figure di supporto vengono suddivise in base alla loro natura ( Tenenti per le figure umane, Sostegni per quelle animali o semi umane o oggeti).
Si accoppiano e si posizionano ai lati dello scudo ( non più dietro).

Questo panorama si amplia in modo incredibile, sia con figure che continuano a fare da mero supporto, sia con l'introduzione di altre che svolgono la duplice funzione di supporto e di dignità di Carica o Onorificenza ( come ad esempio gli elementi militari).

Tuttavia sopravvivono alcuni casi di posizionamenti singoli ( anzichè in coppia) e soprattutto DIETRO lo scudo ( anzichè ai lati).
Uno, per esempio, è proprio l'aquila ( come Supporto),
un altro è la gorgeretta impalata su una lancia ( indicante la Carica di sottufficiale francese) eccetera...

Orbene, a prescindere dalla loro funzione ( sostegno oppure indicazione di Carica) in questi casi tali elementi vengono detti ACCOLLANTI.
Cioè posti dietro lo scudo.
E tanto basta, senza ulteriori indicazioni.

Perciò, quando una figura è posta Dietro,continua a mantenere solo
"in pectore" il suo significato intrinseco di sostegno oppure di dignità, senza bisogno di esprimerlo nella blasonatura.

Ecco, nello stemma di Melfi l'Aquila svolge certamente una funzione di Supporto per lo scudo. Tuttavia, propio per il fatto che è posta dietro, ci si deve limitare a definirla Accollante. Senza ulteriore accenno alla funzione di supporto.
Se, invece, fossero state due e poste ai lati, allora era necessario indicarle come Sostegni.

Coi più cordiali saluti

Mauro

P.S. Dimenticavo...Il campo del castello è Di Cielo, e non di celeste.
Anche perchè non esiste una distinzione tra il blu e il celeste. Si tratta sempre di azzurro e basta.
MVC
 

Messaggioda fra' Eusanio da Ocre » martedì 13 maggio 2003, 20:26

Gentili amici,
concordo, con MVC, che il Comune di Menfi "almeno NON ha scritto quelle mostruosità che si riscontrano spesso nelle descrizioni fatte da altri Enti Pubblici..." , ma aggiungo :( che non ha fatto molto per discostarsene. Tant'è: accontentiamoci, rebus sic stantibus, che ogni Comune sia tenuto per legge ad avere uno Statuto su cui menzionare il proprio stemma e, se riusciremo a capirlo (magari con l'aiuto del disegno... :twisted: ), sarà già molto. Nel caso dello stemma suggerito dall'egregio Sig. Fracasso, mi permetto di dar forma a qualche riflessione:

a) un documento ufficiale parla di descrizione araldica e non di blasone perché non sa che le prime due parole... descrivono la seconda e basta! :shock: No comment.

b) il disegno di questo stemma è piacevole, non è banale, ha forme gradevolmente artistiche e buone ombreggiature; però le figure sono piccole e striminzite, i colori poco assonanti fra loro, e la suddivisione del campo è imprecisa (la linea del troncato è più alta della metà dello scudo). Le figure arboree, specialmente nel 1° e nel 3° quarto, sembrano identiche (per fortuna è il testo a differenziarcele). Il disegno è stato eseguito quindi da un buon artista, che però purtroppo di stemmi forse ne ha disegnati pochi.

c) abbinando le informazioni scritte con il disegno, si ipotizza il seguente blasone: inquartato: nel 1° d'azzurro, al tralcio di vite nodrito dalla pianura verdeggiante, il tutto al naturale, e sormontato da un breve centrato d'argento, caricato dalla legenda INICUM di nero; nel 2° di cielo, all'edificio fortificato, torricellato di un pezzo, finestrato di nero, e fondato sulla pianura terrosa, il tutto al naturale, e sormontato da un breve centrato d'argento, caricato dalla legenda BURGIUM MILLUSIUM di nero; nel 3° d'oro, alla palma nodrita dalla pianura verdeggiante, il tutto al naturale; nel 4° d'azzurro, alla pianta di sommacco nodrita dalla pianura terrosa, il tutto al naturale. Scudo accollato ad un'aquila al naturale.

Chiudo con una domanda: che pianta è il sommacco?
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Messaggioda tdsotm » venerdì 23 maggio 2003, 0:08

Non so se la domanda fosse di tipo scherzoso o curioso. Io comune le informazioni le fornisco

Nome volgare: Sommacco
Nome scientifico: Rhus coriaria L.
Famiglia: Anacardiaceae
Habitat: vive nel sottobosco di boschi radi o boscaglie, in prevalenza su calcare; si ritrova anche in forme coltivate o inselvatichite.
Descrizione: arbusto sempreverde, alto fino a 1-3 metri, con rami finemente pelosi e foglie pennate, lunghe circa 10-20 centimetri. I fiori sono riuniti in pannocchie giallo-verdastre, pelose, di lunghezza simile a quella delle foglie. I frutti, pelosi e di colore rosso-bruno, sono velenosi se freschi. Fiorisce in maggio-agosto.

L'agricoltura della zona lo coltiva proprio per venederlo alle concerie

Usi: un tempo dalla pianta si estraevano i tannini, usati per la concia delle pelli e come coloranti.
Immagine

Mi permetto ancora una domanda e scusate se la domanda è sciocca, ma avendo spulciato una miriade di statuti ho visto descrizioni araldiche, blasonature o fantasiose descrizioni (tout court) a iosa. Ora mi sembra che se, in una "descrizione araldica", si dice "su sfondo blu" invece che "d'azzurro" sia come chiamare riga un segmento. Sono troppo pignoletto?
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Messaggioda fra' Eusanio da Ocre » venerdì 23 maggio 2003, 15:39

Egregio collega,
la ringrazio per la precisazione sul sommacco, pianta che non conoscevo: la domanda mirava soprattutto a sincerarci se anche il testo del blasone fosse gravato di pecche come il disegno, oppure no. Il tono della domanda era comunque serio, come è seria la posizione da tenersi nei confronti di testi ufficiali (quali sono gli Statuti comunali) quando trattano di araldica.
Anch'io sto conducendo come Lei un progetto sull'araldica civica italiana di un certo impegno, e di Statuti ne ho letti tanti: quando si arriva al paragrafo dei "segni distintivi", è come aprire la classica porta socchiusa dei film gialli. Si trova di tutto :shock: : i più diligenti si limitano a citare il D.P.R. di concessione, con tanto di data e testo originale fra virgolette(ammesso e non concesso che questo sia intellegibile :twisted: , e fatti salvi i refusi di trascrizione); i più pudici parlano di stemma "storicamente in uso", senza aggiungere altro e lasciandoci a bocca asciutta. Fra questi estremi vibra un universo di pena: "descrizioni araldiche", "figure in forma di stemma", "stemmi a forma di scudo", e altre castronerie assortite, accompagnate da "blasoni" fai da te da far accapponare la pelle. É difficile trovare blasoni scritti di sana pianta ed araldicamente bene. Con un ulteriore risvolto negativo: chi capisce poco o nulla di araldica, leggendo tali castronerie ne capisce ancor meno di prima, e se la prende con :evil: "queste cose ridicole e inutili che sono gli stemmi":evil: ! Ed ecco che la nostra scienza, incolpevole :oops: del reato ascrittole, diviene duplice vittima di tutta la situazione!

Lei non è affatto pignolo: se un colore in araldica è chiamato "azzurro", va blasonato così, non "blu", "celeste", "azzurrino" o che ne so. Nessuno si sognerebbe di dire che le "linee programmatiche" su cui si fonda l'attività di un Pubblico Ufficiale equivalgono alle "intenzioni politiche", o agli "scopi istituzionali", o che ne so. Eppure, queste terminologie ci si guarda bene dall'usarle, e si è molto precisi nel definirle. Perché non deve essere lo stesso anche per lo stemma comunale, che certo non è il primo dei pensieri di un Comune, ma che ne è comunque il simbolo?
Un araldista deve essere pignolo: l'araldica è un'arte, ma è anche una scienza, e come tutte le scienze ha una terminologia, ed un rigore che necessita di esattezza. Se l'araldica perdesse la sua precisione, diverrebbe uno dei tanti generi di espressione grafica che già esistono, dignitosissimi e rispettabilissimi, ma privi di una terminologia e di un metodo peculiari che invece la nostra scienza ha.

Colgo l'occasione per complimentarmi :) del suo sito di stemmi civici italiani, curato con passione e ottimamente presentato: ce ne vorrebbero di più, per noi araldisti, di siti come questo.

Bene :D vale
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