È vero non si deve prendere per oro colato tutto quello che viene riportato dai blasonari, per questo motivo avevo proposto delle passeggiate araldiche, per trovare delle forme più genuine, anche se spesso non corrette di araldica.
Tutti hanno copiato dal Galluppi, non solo il Mango, ma anche il Palizzolo Gravina e il Crollalanza, però credo che tutti sono degli autori seri e appassionati, soprattutto in buona fede.
Spezzo un’altra lancia a loro favore, la colpa della difformità delle armi (non parliamo di Brisure in Sicilia nel 600 e nel 700), in buona parte, spetta alle famiglie che hanno trascurato l’araldica e, quando se ne sono ricordate, si sono affidate al gusto del momento, a quello dell’artista e alle fantasie del committente.
La stragrande maggioranza della piccola e media nobiltà insulare, in passato, mancò di una vera e propria cultura araldica, gli stemmi furono stravolti sia nelle figure che negli smalti e metalli, alcune famiglie persero la propria arma originaria e usarono armi di altre casate che si erano estinte in esse.
Studiando alcune famiglie, mi sono ritrovato che la famiglia X baroni di talfeudo per linea femminile trasmisero la baronia alla famiglia Y, poi la famiglia Y si estinse nel ramo cadetto della X, detta famiglia ricoprì le cariche più alte della corte giratoria del loro paese, la loro arma era dipinta nella sede di detta corte insieme a quella della famiglia Y e di altre famiglie che avevano ricoperto cariche nella giurazia. A fine settecento le armi furono imbiancate e si persero. I discendenti della X a metà ottocento, quando in loro si risvegliò un interesse per l’araldica, trovarono scolpite nel loro palazzo alcune armi della famiglia Y e cominciarono ad usarle, e le usano, come arma propria.
Così altri cadetti, di famiglie che si erano estinte nel ramo principale, chiesero e ottennero riconoscimento di stemmi difformi a quelli originali, che oggi ritroviamo in monumenti, quadri ecc., e sono queste armi difformi che sono finite nei blasonari di fine ottocento e inizi novecento, o nel libro d’oro della nobiltà italiana.
Addirittura ho trovato che la famigli Q, baroni di altrofeudo, si estinse nel suo ramo baronale a metà ottocento; seguendo la genealogia ( questo è il mio peccatuccio unire l’araldica alla genealogia) ho scoperto, che i rappresentanti, iscritti nell’elenco ufficiale della nobiltà come baroni di altrofeudo, sono i discendenti del compratore di detto feudo e non del 1° barone di altrofeudo, dell’arma: meglio non parlarne! (IL Mango e gli altri riportano l'arma errata).
Non ci resta che continuare a ricercare
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Fra Eusanio riferendoti al destro o sinistrocherio perché usi il termine di manicato e non di vestito?
Saluti Marcello