da g.iaia » lunedì 17 giugno 2019, 11:38
Egregio Nicola,
rifacendomi alla voce Franchezza, parresia redatta da Hans-Cristoph Hahn nel Dizionario dei Concetti Biblici del Nuovo Testamento, la parresìa che intendo (in prospettiva biblica e non retorica) ha due significati fondamentali: franchezza nel parlare e fiducia nel giudizio.
Nel caso in specie, usando la "franchezza nel parlare" ribadisco che non si tratta di modificare il proprio pensiero per "seguire le mode", ma ecclesialmente e teologicamente "ossequiare con il pensiero" i pronunciamenti e le indicazioni del Pontefice. Sono queste, spero converrà con me, due cose ben diverse. Se la seconda non viene posta in essere si è in errore. Altra soluzione non v'è.
Il da Lei richiamato can. 212 su questo è chiaro: manifestare ai sacri Pastori il proprio pensiero su ciò che riguarda il bene della Chiesa, rendendolo noto agli altri fedeli, può talvolta essere un dovere, su questo convengo con lei. Ma questa cosa (oltretutto "manifestare", non "contestare") va fatta salvando il rispetto verso i Pastori e tenendo presente l'utilità comune e la dignità delle persone. In molti messaggi presenti su questo Forum non ho trovato né l'utilità comune della "manifestazione" né, men che meno, il rispetto verso i Pastori e la loro dignità.
Una cosa sono le legittime perplessità – non pensi che il sottoscritto non ne abbia – altra cosa sono le virulente "esternazioni" (sia all'esterno che all'interno della struttura-Chiesa, e sono queste ultime in particolare che mi preoccupano), giungendo – come ho letto in talune esternazioni – a ritenere il Pontefice in carica non "idoneo" se non addirittura "non validamente eletto" e quindi privo delle prerogative magisteriali (se non addirittura – sic! – "eretico").
Per quanto riguarda poi la "fiducia nel giudizio", che sempre ha a che fare con la parresìa, per me il Magistero non di discute, si segue, e quando parlo di Magistero – ritengo di poter affermare che conosco alquanto la materia, fino al giugno scorso ero docente di Teologia Dogmatica nel ruolo di straordinario e quel "giuramento" da me postato più sopra io, a differenza di altri, l'ho sottoscritto in maniera convinta – intendo "tutto" il Magistero, pontificio e dei Vescovi in unione con il Papa. Poi, è ovvio, se si preferisce compiere un accurato esercizio di tetrapiloctomia giuridica, allora potrebbe dirsi "normale" anche la ricusazione di tutto quanto è stato affermato dai Pontefici dopo la Munificentissimus Deus...
In merito all'ultimo inciso del suo messaggio: qui non si è mai detto di "adorare i nuovi idoli" (io non ho mai inteso farlo e se, nelle mie parole, ha letto questo, mi spiace ma sbaglia)... Qui si parla di rispetto, devozione e obbedienza alla persona e al magistero del Pontefice. Quella che auspico non è quindi una comunione "affettiva", bensì una comunione "effettiva". Se, in un qualsivoglia Ordine religioso (o in un Istituto secolare), uno dei membri, pur "volendo bene" ai suoi superiori (e, conseguentemente, al Pontefice, pastore universale), non rispetta e/o obbedisce, costui – dopo una lunga serie di tentativi di "correzione" – viene "dimesso" per il bene suo e della comunità. Non la trovo una cosa disdicevole; per qualsiasi membro di un Ordine, e a mio avviso ancor più per per un membro dell'Ordine di San Giovanni in Obbedienza, rifiutare di aderire al magistero Pontificio - a prescindere dalle ragioni di esso - è davvero deplorevole, giacché si disconosce il Pastore supremo e universale dalla cui autorità l'Ordine promana. Peraltro, a quanto mi risulta – tenga conto che io non sono ascritto all'Ordine di San Giovanni – la dimissione, ove si è resa necessaria per la pertinace ostinazione, è stata operata rispettando tutte le norme canoniche, dando modo alla persona di rivedere le proprie posizioni (cosa che non è avvenuta... e anche qui si potrebbero scrivere volumi in merito al "cuore di pietra")... quindi non parlerei di "epurazione", ma solo di "rispetto".
Detto questo, so bene che "le parole hanno il valore che dà loro chi le ascolta", quindi non mi meraviglierò se alle mie parole seguiranno solo critiche, perché non si vuole ascoltare né si vuole leggere ciò che va contro le proprie idee. Ricordo però, soprattutto a me stesso, che restare "irremovibilmente fedeli ad un certo stile cattolico" è un atteggiamento che l'attuale Pontefice, nel suo Magistero ordinario (Esortazione apostolica Gaudete et Exsultate) ha sanzionato come neo-pelagianesimo, e il pelagianesimo, attenzione, non è una cosa bella, è una eresia.... solo per rinfrescare la memoria:
57. Ci sono ancora dei cristiani che si impegnano nel seguire [la] strada ... dell’adorazione della volontà umana e della propria capacità, che si traduce in un autocompiacimento egocentrico ed elitario privo del vero amore. Si manifesta in molti atteggiamenti apparentemente diversi tra loro: l’ossessione per la legge, il fascino di esibire conquiste sociali e politiche, l’ostentazione nella cura della liturgia, della dottrina e del prestigio della Chiesa...
58. Molte volte, contro l’impulso dello Spirito, la vita della Chiesa si trasforma in un pezzo da museo o in un possesso di pochi. Questo accade quando alcuni gruppi cristiani danno eccessiva importanza all’osservanza di determinate norme proprie, di costumi o stili. In questo modo, spesso si riduce e si reprime il Vangelo, togliendogli la sua affascinante semplicità e il suo sapore. E’ forse una forma sottile di pelagianesimo, perché sembra sottomettere la vita della grazia a certe strutture umane. Questo riguarda gruppi, movimenti e comunità, ed è ciò che spiega perché tante volte iniziano con un’intensa vita nello Spirito, ma poi finiscono fossilizzati... o corrotti.
In conclusione, mi consenta di ringraziarla, perché con la sua "provocazione" mi ha offerto la possibilità di confermarmi una volta ancora come obbediente discepolo, conservando la comunione con la Chiesa Cattolica e con il suo attuale Pontefice.
g.i.
I disapprove of what you say, but I will defend to the death your right to say it
(Evelyn Beatrice Hall)