GENS VALERIA ha scritto:T.G.Cravarezza ha scritto:... Ecco quindi che ci può essere il nobile titolato che ha ricevuto lettere patenti dal sovrano così come il nobile che è riconosciuto tale per la sua partecipazione alla vita pubblica della sua città, perchè è ammesso al consiglio dei patrizi locali et similia, pur senza avere un documento che lo certifica come tale. Tutti questi casi, differenti tra loro, hanno però in comune il fatto che tale status è riconosciuto e previsto dall'ordinamento locale, dalla società e determina diritti e doveri specifici di chi ne fa parte (impegni militari a favore dello Stato, privilegi, esenzione delle tasse, possibilità di ricoprire determinate cariche…).
Tomaso , ci risiamo , perdonami !
Tale riconoscimento nobiliare è riconosciuto dal popolo, compresi gli appartenenti al "consiglio dei patrizi" ( come lo chiami tu) il tuo concetto che l'ordinamento locale sia stato basato su regole scritte, spesso non trova riscontro nella realtà storica , molto spesso non vi erano statuti particolari , ma vigeva l'usanza , la tradizione non scritta , poteva essere che un membro autorevole chiedesse l'aggregazione al consiglio , senza " carta bollata" sicut et simpliciter verbalmente ,oppure più facilmente, vi era l'elezione diretta da parte del popolo. Questo era il passaggio tra Vicinìa ( potere diretto da parte dei capifamiglia) e elezione ( "democratica", ebbene si ) di rappresentanti.
Nel momento nel quale una famiglia emergeva per ricchezza , autorevolezza , vicinanza matrimoniale , reciproca richiesta di essere curatori testamentari oppure testimoni di atti notarili, buona reputazione da parte della gente e del clero, allora poteva capitare che , avendo uno stile di vita affine a quella dei maggiorenti del borgo o della città ci fosse assimilazione , quasi per osmosi e tale famiglia entrasse di fatto, nel ceto dirigente ed il nuovo membro, quasi sempre VENIVA ELETTO DAL POPOLO , ovvero dai capifamiglia senza ottemperare ad un " ordinamento locale " di cooptazione, scritto, che, spesso, non era mai esistito, inteso come insieme di articoli, codici e proibizioni.
Non vi erano "privilegi, esenzione delle tasse etc." Ci si limitava a gestire il potere legislativo , esecutivo e ( nei casi non gravi ) giudiziario e … non mi sembra poca cosa …
Il concetto di riconoscimento democratico della nobiltà meriterebbe un convegno , non tre righe.
Non scrivo queste cose a casaccio , ma poiché mi picco di essere uno studioso ( qualcuno direbbe ...amatoriale ) di questa materia , soprattutto appiccata ad alcune realtà del Nord -Est e la conosco un po'.
Occorre fare uno sforzo per mutare il criterio: onore ---> privilegio ---> dovere e calarsi nel modo semplice dell'esistenza dell'epoca ( fine 1400/1500/1600 ): chi aveva ricevuto di più dalla vita riceveva rispetto ed elargiva buone leggi , governo sano e giustizia vera, ovviamente con tutti i limiti della debole, umana condizione.
Sergio, diciamo la medesima cosa e non te ne rendi conto.
Ho già spiegato che non è questione di carte bollate o di ordinamento "scritto", non è questo il punto. Dipende ovviamente dall'epoca e dal luogo. Ci sono stati periodi e luoghi dove per "dimostrare" di essere nobile serviva una lettera patente del sovrano e tempi e luoghi dove era appunto "sufficiente" essere invitati dal consiglio dei patrizi a siedere al loro fianco per governare la città o aver ricoperto cariche di spettanza unicamente al ceto nobiliare.
Quindi ripeto, non ne faccio una questione di carte bollate o di ordinamento scritto, mi vanno bene anche le consuetudini vebali.
Ma il punto su cui mi fisso è che comunque una sorta di "certificazione" dello status nobiliare avveniva comunque, anche se in modi differenti. Era certificazione anche appunto l'invitare una famigliaa siedere nel consiglio dei patrizi; o lo svolgere incarichi spettanti ai nobili...
Però appunto il sistema locale, scritto o consuetudinario non mi importa, prevedeva uno status nobiliare che aveva specifici trattamenti, diritti e doveri (foss'anche solo il fatto che solo il nobile poteva accedere a determinati incarichi pubblici).
Se però l'ordinamento locale, scritto o consuetudinario, non prevedeva il ceto nobiliare o, viceversa, a causa di un cambiamento dovuto a conquista o rivoluzione, il nuovo consiglio dei patrizi non accettava più una determinata famiglia tra loro, anche senza carte bollate quella famiglia non faceva più parte del ceto nobiliare (è una estrema sintesi per far capire il concetto).
E ovviamente ancor più facile capirlo in un ordinamento in cui invece ci sono carte bollate e dove chi non aveva il pezo di carta non poteva dirsi nobile anche se i suoi avi lo furono e questo per mille motivi (la famiglia andò in disgrazia, ocntesò il sovrano...).
Quindi si torna al punto di partenza: ordinamento scritto o consuetudinario, carte bollate o inviti verbali... ma comunque il eto nobiliare era cosa pubblica, riconosciuto dalla società e dall'Autorità locale (che poteva esser eil Re, ma anche "solo" il consiglio dei nobili locali et cetera).