Pasquale M. M. Onorati ha scritto:l'omosessuale, come qualunque cattolico, è chiamato alla castità; per cui, solo chi pratica abitualmente l'omosessualità si trova in stato di peccato grave e non può comunicarsi. Costui dovrebbe iniziare un cammino per cessare da tale pratica e vivere così coerentemente con il suo stato di cattolico ed, eventualmente, di cavaliere. Lo stesso discorso vale per i divorziati, se uno ha subito il divorzio e non ha una relazione con una persona diversa dal suo (originario) coniuge, non si trova in stato di peccato grave, può avvicinarsi alla Comunione ed, anche, essere ammesso in un ordine cavalleresco di tradizione cattolica. Spero di essere stato chiaro, visto che in merito c'è molta confusione anche tra gli stessi cattolici praticanti. Comunque, mi piacerebbe sentire l'autorevole parere di qualcuno dei sacerdoti che scrivono su questo forum. Buona serata.
Scusate l'intromissione e la mia volontà di riportare "a galla" questo intervento a distanza di molti anni, ma non mi son potuto trattenere dall'interrogarmi su alcune questioni.
Come ho già precisato altrove, sono una semplicissima persona interessata alle tematiche trattate in questo forum: non faccio parte di nessun ordine cavalleresco, non sono nobile di origini e non ho un albero genealogico o uno stemma di famiglia. Quindi perdonerete - suppongo - la mia abissale ignoranza in tale materia.
Di preciso, per quale motivo la pratica dei rapporti omosessuali non sarebbe vista così di "buon occhio"?
E come viene vista l'omosessualità, in linea generale, da tutti gli ordini cavallereschi?