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Elmar Lang ha scritto:La differenza può sembrare sottile o ambigua, ma io mi riferisco al colonialismo, non allo schiavismo, i cui imprenditori e fornitori, dall'ineasuribile fonte africana, erano mercanti arabi.
Elmar Lang ha scritto:Se gli stati le cui classi più povere sono vittima dei nuovi mercanti di esseri umani, fossero sotto il controllo di stati civili, esse non avrebbero più ragione di partire, perché lavorerebbero assieme ai colonizzatori, per far rendere le proprie terre nell'agricoltura e nell'industria.
Qualcuno ricorda com'era lo Zimbabwe quand'era Rhodesia? Com'erano Mogadiscio e l'Asmara ai tempi italiani? E l'agricoltura in Libia...
Senza dimenticare Alessandria d'Egitto in era pre-Nasser: una vera perla del Mediterraneo, un vivace crocevia di popoli, culture, mercati...
Non dobbiamo più accogliere, se non chi fugge dal rischio d'essere ucciso, ma far sì, pur con un comprensibile nostro ritorno economico, che i popoli sottosviluppati creino essi stessi il progresso per le loro rispettive patrie.
ROMA - Un po’ monaci, un po’ Caritas internazionale - e perché no? - anche antesignani di Medici senza frontiere. Sono nati in Palestina nel 1050, in epoca pre-crociata, e nonostante l’età sono ancora molto attivi. Nel mondo sono oltre 130mila tra frati, professi e laici, votati all’esercizio della carità cristiana. Come ogni ordine religioso, custodisce i principi che hanno ispirato il fondatore, il beato Gerardo, ovvero la “Tuitio fidei et Obsequium pauperum”. ll Sovrano Militare Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Gerusalemme di Rodi e di Malta – questo il suo nome completo e ufficiale – non ha perso il suo fascino originario. Anzi. È presente in 120 paesi, con strutture ospedaliere e attività socio-sanitarie tra le più apprezzate a livello mondiale. Ha un seggio all’ONU come osservatore dal 1994. Recentemente c’è stato un avvicendamento ai vertici con l’elezione di Fra’ Giacomo Dalla Torre del Tempio di Sanguinetto a Luogotenente di Gran Maestro del Sovrano Ordine di Malta. Succede a Fra’ Matthew Festing, 79° Gran Maestro, dimessosi il 28 gennaio dello scorso anno.
Eccellenza, Lei è stato eletto alla guida del Sovrano Militare Ordine di Malta in coincidenza con il pellegrinaggio internazionale a Lourdes. Un caso o un segno premonitore?
«Non mi sento di definirlo un evento casuale, ma non ritengo lo si debba considerare un segno premonitore. Sono molto contento che dopo la mia elezione a Luogotenente di Gran Maestro ho potuto chiedere alla Madonna di Lourdes di concedermi il suo sostegno e di guidarmi durante questo anno al vertice dell’Ordine».
Cosa ha provato nel trovarsi a Lourdes come Luogotenente dell’Ordine di Malta?
«Per un membro dell’Ordine il pellegrinaggio a Lourdes costituisce uno dei momenti più importanti dell’anno. Rappresenta una straordinaria occasione di rinnovamento spirituale e di servizio. Il perfetto connubio tra Tuitio Fidei et Obsequium Pauperum. Per me è stato tutto questo».
Lei è stato nominato dai componenti del Consiglio Compito di Stato dopo le dimissioni di Fra’ Matthew Festing. È un’eredità difficile?
«L’Ordine di Malta sta senza dubbio vivendo un momento speciale della sua storia. Il processo di riforma della Carta Costituzionale e del Codice - sulla quale sono al lavoro circa 200 persone nell’Ordine - è un impegno importante assunto nei confronti dei nostri organismi, dei nostri membri, della Santa Sede e dell’opinione pubblica. Il mio è un mandato di un anno, che sto cercando di svolgere al massimo delle mie possibilità. Cerco di garantire a questo importante processo la massima armonia e unità di intenti. Sarà poi il Consiglio Compito di Stato del 2 e 3 maggio prossimi ad eleggere il mio successore».
È anche successore di Fra’ Andrew Bertie, del quale è in corso la causa di beatificazione, come vive questo ruolo?
«Fra’ Andrew Bertie era una persona straordinaria, dalle doti non comuni e con una spiritualità che è stata di esempio per molti. Di lui conservo numerosi ricordi e prego affi nché il processo per la sua beatifi cazione possa procedere speditamente».
Lei ha pronunciato i voti solenni nel 1993. Qual è lo “stato di salute” dei professi all’interno dell’Ordine?
«Come per altri ordini religiosi della Chiesa Cattolica, anche per l’Ordine di Malta le nuove vocazioni arrivano in numero non sufficiente. Parte della riforma riguarda proprio la revisione ed il rafforzamento di alcune delle norme che regolano la vita dei Professi, che sono immodificate da oltre 50 anni. I voti solenni pronunciati da Alessandro de Franciscis lo scorso dicembre a Roma mi hanno riempito il cuore di fede e di speranza».
Oggi ha ancora un senso che persone che vogliono vivere la sequela del Cristo facciano i voti solenni all’interno dell’Ordine di Malta?
«La vocazione religiosa all’interno dell’Ordine di Malta è un impegno che ha una tradizione millenaria. Non vedo nulla di anacronistico in questa scelta. A tal punto che il Sovrano Consiglio tratta decine di richieste ogni anno. Non tutte vengono approvate. Non tutti coloro che iniziano il percorso arrivano a pronunciare i voti solenni, ma è un impegno di vita che ancora oggi ha una attrattiva. Sollecito tutti i membri della Delegazione di Venezia a parlare ai loro cuori e a discernere nuove possibili vocazioni religiose all’interno dell’Ordine. È di fondamentale importanza».
Che cos’è oggi l’Ordine di Malta?
«È uno dei più antichi ordini religiosi cattolici, tra i primi ad aver abbracciato una missione medica e assistenziale. Grazie alla sua storia e alle sue prerogative, è allo stesso tempo un soggetto di diritto internazionale e come tale intrattiene relazioni diplomatiche bilaterali con oltre 100 Stati, con l’Unione Europea ed ha lo status di Osservatore permanente alle Nazioni Unite. Presente in oltre 120 paesi del mondo, l’impegno dell’Ordine di Malta si rinnova ogni giorno grazie al lavoro di oltre 130mila membri, volontari e dipendenti, che gestiscono centri medici, mense sociali, programmi di assistenza e integrazione per migranti e rifugiati, case per anziani e strutture per i disabili».
È più religioso o laico?
«Pur essendo composto al 90% da laici, l’Ordine di Malta è un ordine religioso. La fede e la vita spirituale sono aspetti centrali per i membri dell’Ordine di Malta». Non c’è il rischio che si trasformi in un’associazione di tipo caritativo? «La nostra missione è caritativa. Ma non vedo il rischio che l’Ordine di Malta - istituzione unica al mondo, con caratteristiche, storia e tradizioni millenarie - possa trasformarsi in una associazione».
Attualmente l’Ordine, forse a causa della poca conoscenza e visibilità, è visto come un ente antiquato…
«Con quasi mille anni di storia alle spalle è difficile non essere visti come antiquati… Non c’è dubbio che in un mondo in rapido cambiamento anche noi dobbiamo rinnovarci, come del resto i nostri predecessori sono stati capaci di fare nel corso dei secoli. Anche per questo è importante il lavoro di riforma della Costituzione e del Codice. Passi importanti sono stati comunque già compiuti negli ultimi anni. Nella comunicazione per esempio: siamo presenti su YouTube, Facebook, Twitter e Instagram. Strumenti importanti per far meglio conoscere al grande pubblico la nostra azione e per sfatare alcuni pregiudizi».
Lo SMOM è presente in oltre 120 paesi del mondo. Cosa ci può dire al riguardo?
«I nostri Gran Priorati, le Associazioni Nazionali e i nostri Corpi di soccorso, assistiti dal nostro network diplomatico, sono presenti in tutti i continenti. Nei centri urbani offriamo assistenza ai senzatetto e alle persone in sofferenza economica, interveniamo nelle zone colpite da disastri naturali, nelle zone di guerra aiutiamo gli sfollati e garantiamo cibo ed assistenza medica. La nostra presenza regolare, non solo nel momento dell’emergenza, ci permette di interagire con le comunità locali. Per questo siamo considerati una istituzione credibile ed affidabile, che non ha interessi politici od economici, che mette al primo posto l’essere umano».
L’Ordine gestisce a Betlemme un ospedale tra i più qualifi cati del Medio Oriente…
«L’Ospedale della Sacra Famiglia è la nostra struttura medica più evocativa. In una delle regioni più difficili per le tensioni etniche, politiche e religiose, l’ospedale offre assistenza medica di livello occidentale alle donne palestinesi della Cisgiordania. Nel 2017 vi sono nati oltre 4mila bambini, alcuni tra questi nati prematuri o con patologie congenite. Per l’Ordine avere un ospedale della maternità a Betlemme è davvero un dono di Dio».
In Turchia, al confine con la Siria, avete allestito un ospedale da campo. Le vostre cliniche mobili portano assistenza medica nei campi profughi del Nord Iraq. Qual è ora la situazione?
«La nostra agenzia di soccorso internazionale gestisce in Turchia, a soli tre chilometri dal confine con la Siria, un ospedale per assistere i profughi e i feriti di guerra. Nel Nord Iraq forniamo assistenza medica nei campi profughi. Dopo 7 anni di guerra in Siria la situazione resta drammatica e la popolazione è stremata. Prego perché gli ultimi sviluppi politici in Siria ed Iraq portino ad una pace stabile e ad un miglioramento delle condizioni di vita».
Quali sono le principali sfide per il futuro dell’Ordine?
Viviamo in un mondo in cui l’instabilità causata da conflitti senza fine, calamità naturali e cambiamenti climatici stanno rendendo sempre più precaria la vita di milioni di persone. La stessa instabilità la troviamo anche nelle nostre città. Rispondere ai bisogni di milioni di persone è molto complesso per chi come noi è impegnato sul campo. La sfida è di proseguire nella nostra missione millenaria, forti della nostra Fede, trovando nuove ed ulteriori modalità e risorse per aiutare il nostro prossimo in difficoltà».
Lei è stato anche Gran Priore di Lombardia e Venezia. Qualche ricordo?
«Difficile scegliere un solo ricordo. Ne conservo molti degli anni dal 1994 al 1999 in particolare legati all’impegno e alla dedizione di numerosi confratelli». Suo nonno fu il direttore de L’Osservatore Romano e ne assunse la direzione in un periodo molto difficile per la vita della Chiesa.
Si può fare qualche raffronto con il ruolo che lei oggi ricopre?
«Mio nonno fu Direttore de L’Osservatore Romano nei decenni difficilissimi del fascismo. Si schierò a p e r t a m e n t e contro la persecuzione degli ebrei e degli antifascisti e ospitò a casa sua, in Vaticano, diversi oppositori del regime, tra cui Alcide De Gasperi. Per le sue posizioni la nostra famiglia ha vissuto momenti molto difficili. Era un cattolico impegnato e mi ha insegnato a difendere sempre e comunque i valori cristiani. Io cerco di applicare nella quotidianità quegli stessi valori».
Quando farà visita al Gran Priorato di Lombardia e Venezia?
Spero presto e con grande piacere.
Nicola Scopelliti
Si è svolto a Roma dall’8 all’11 febbraio il seminario strategico internazionale sulla riforma costituzionale del Sovrano Ordine di Malta. L’evento è stato presieduto dal Luogotenente di Gran Maestro Fra’ Giacomo Dalla Torre ed ha visto la partecipazione di circa 140 membri dell’Ordine provenienti dai cinque continenti. Vi hanno preso parte inoltre gli organi costitutivi dell’Ordine: il Sovrano Consiglio, i leader delle oltre 50 entità territoriali dislocate nel mondo, e i partecipanti dei 10 gruppi di lavoro internazionali che negli ultimi 6 mesi hanno elaborato le proposte più rilevanti per la riforma.
Ad aprire i lavori della tre giorni è stato il Luogotenente di Gran Maestro: “Dopo la crisi costituzionale che abbiamo vissuto tra la fine del 2016 e l’inizio del 2017, è stata evidente la necessità di affrontare un processo di riforma delle nostre leggi fondamentali. Tutte le nostre riflessioni devono essere viste nel contesto dello sviluppo straordinario che hanno registrato negli ultimi decenni le nostre attività mediche, umanitarie e diplomatiche nel mondo” ha poi aggiunto Fra’ Giacomo riservando un ringraziamento sentito al Delegato Speciale di Papa Francesco.
Monsignor Angelo Becciu, presente all’apertura dei lavori, ha esortato l’Ordine di Malta a rinnovare quel legame indissolubile che unisce i due aspetti fondamentali della missione dell’Ordine melitense: “La vera fedeltà, in ambito di riforme religiose, consiste nel sapere tenere assieme un tenace attaccamento ai valori definiti nel patrimonio spirituale di un ordine e un audace convincimento che la forma con la quale questi valori si devono incarnare debba continuamente adattarsi alle condizioni specifiche di ogni tempo e di ogni luogo…La riforma ha come obiettivo rinnovare le forme di un Ordine melitense fondato sugli stessi principi che hanno ispirato la sua creazione quasi un millennio fa e la sua azione durante tale millennio”.
Articolato in cinque tavole rotonde e una sessione plenaria – incentrate su come rafforzare la missione dell’Ordine di Malta nel mondo – il seminario consultativo ha dunque ribadito la natura religiosa che guida la missione umanitaria millenaria, codificata nel motto fondante “Tuitio Fidei Obsequium Pauperum” – testimonianza della fede e aiuto ai poveri. Il seminario ha affrontato nello specifico cinque temi: il ruolo del governo centrale, il ruolo delle organizzazioni locali, i criteri di eleggibilità per gli incarichi istituzionali, la formazione spirituale e il processo di adesione per i membri. Numerosi i punti di convergenza emersi tra cui: rafforzare la formazione dei responsabili locali dell’Ordine, allargare la base decisionale chiamata a valutare questioni strategiche, aumentare il numero di donne che ricoprono incarichi dirigenziali nell’Ordine.
“Abbiamo avuto l’opportunità di ascoltare i diversi punti di vista, condividere esperienze, confrontarci su temi anche complessi. Il percorso della riforma è sicuramente più delineato di fronte a noi. Troveremo durante la nostra navigazione altre difficoltà, altri ostacoli, ma grazie alla buona volontà che ha animato il nostro dibattito – e alla costante preghiera – sono certo che condurremo in porto la grande nave della riforma” ha dichiarato il Luogotenente in conclusione dei lavori.
Prossima tappa del processo di riforma sarà quello di raffinare le proposte traducendole in un programma concreto da implementare nei mesi a venire, dietro approvazione del Sovrano Consiglio. Spetterà infine ad un Capitolo Generale il compito di approvare la nuova Costituzione.
Il Consiglio Compito di Stato, ovvero l’elezione del Gran Maestro o Luogotenente di Gran Maestro, è stato intanto fissato per il 2 e 3 maggio prossimi.
Intervista in esclusiva a Fra’ Giacomo Dalla Torre del Tempio di Sanguinetto eletto 80° Gran Maestro dello Smom
Francesca Sabatinelli – Città del Vaticano
Dalle sfide più importanti per il Sovrano Militare Ordine di Malta (Smom), al cammino di riforma costituzionale: il neo 80° Gran Maestro dell’Ordine, Fra’ Giacomo Dalla Torre del Tempio di Sanguinetto, parla in esclusiva dopo la sua elezione, il 2 maggio scorso. Nato a Roma nel 1944, è entrato nell’Ordine nel 1985, ricoprendo vari incarichi, sino alla massima carica.
Qual è lo stato d'animo e la reazione dopo la nomina a 80.mo Gran Maestro?
E’ per me un grandissimo onore essere stato eletto Gran Maestro dell'Ordine di Malta, dopo aver averlo guidato come Luogotenente per un anno. Sento ovviamente la grande responsabilità che questa carica comporta. In particolare perché è una carica a vita e per la dimensione mondiale che ha raggiunto l’Ordine. Mai come oggi abbiamo il dovere di rinnovare il nostro motto fondante Tuitio Fidei et Obsequium Pauperum, testimonianza della fede e servizio ai poveri e malati. Questi due concetti sono profondamente interconnessi: è attraverso il servizio ai più bisognosi che ci facciamo testimoni della parola di Cristo.
Come è trascorso l'anno da Luogotenente?
È stato un anno impegnativo e ricco di sfide per il nostro Ordine. Il 2017 si è aperto con una crisi istituzionale che ha indotto tutti noi ad una profonda riflessione. Tuttavia ogni crisi rappresenta una importante occasione di crescita e rafforzamento. Ed è ciò che abbiamo fatto avviando una riforma della nostra carta costituzionale. Abbiamo consultato centinaia di membri dell’Ordine di Malta nel mondo e numerosi esperti, anche di diritto canonico. E’ un’occasione importante per rendere l’Ordine di Malta ancora più capace di affrontare le sfide di un mondo in continua evoluzione.
A che punto è il processo di riforma dell'Ordine di Malta?
L'Ordine di Malta è cresciuto oltre ogni previsione negli ultimi decenni. Nel 1961 - anno dell’ultimo importante aggiornamento della nostra Carta Costituzionale - i Paesi con cui avevamo relazioni diplomatiche bilaterali erano 25. Oggi sono più di 100. La nostra presenza nel mondo è cresciuta, siamo ora presenti in 120 Paesi dei 5 continenti, con una rete di oltre 130mila tra membri, volontari e dipendenti. E’ evidente che abbiamo bisogno di aggiornare alcune regole e di rendere il sistema di Governo più al passo con i tempi, il ruolo e la dimensione dell'Ordine. Tra i temi più salienti che riguardano la riforma: la promozione della vita spirituale dei nostri religiosi, il sistema di governo centrale e locale, un sistema di gestione economica più al passo con i tempi, il ruolo delle donne nell’Ordine. Tali temi, insieme ad altri, sono emersi durante un periodo di analisi e consultazione e sono oggetto di studio tutt’ora. Ma già vediamo i primi effetti: quest’anno, per la prima volta, alle elezioni del Gran Maestro hanno partecipato due donne presidenti di Associazioni dell’Ordine di Malta, tra cui quella di Singapore. Questo testimonia la nostra evoluzione geografica e il nostro impegno a riconoscere il valore ineguagliabile e prezioso che le dame portano nel nostro Ordine.
Quali oggi le sfide più importanti per lo Smom?
Viviamo in un'epoca di inquietudine e di incertezza. La nostra missione di servire i poveri e i malati è sempre più complessa. Accedere alle aree di crisi è spesso molto difficile se non impossibile e quindi uno dei nostri compiti è di adeguare la nostra rete di aiuto a scenari che cambiano velocemente. Assistiamo ad una sistemica violazione delle leggi umanitarie internazionali. Scuole, chiese, ospedali diventano obiettivi di guerra e se cento anni fa la gran parte delle vittime dei conflitti erano soldati ora lo sono civili: donne e bambini in primis. La nostra rete diplomatica – questo è importante perché la rete diplomatica per noi ha questo significato, non è qualcosa di politico – è dunque essenziale per poter garantire accesso alle aree di crisi e portare aiuti e assistenza alle popolazioni che soffrono. A tale proposito mi preme ribadire che quando parliamo di assistenza ci riferiamo non solo alle emergenze mediche ma anche al sostegno psicologico e spirituale che spesso viene messo in secondo piano ma che, per noi, resta centrale nel rispetto della dignità di ciascun individuo.
Come sono i rapporti con la Santa Sede e quindi con il Papa?
Il rapporto con la Santa Sede è solido e Papa Francesco non perde occasione per manifestarci il suo sostegno. Abbiamo contatti regolari con il Delegato Speciale del Papa, Monsignor Angelo Becciu, e il lavoro di riforma costituzionale viene sviluppato nella piena consapevolezza di essere un ordine religioso ed al tempo stesso un soggetto di diritto internazionale. Oltre nove secoli di servizio alla Chiesa rappresentano la roccia su cui costruire il futuro. Vengo dal recentissimo viaggio a Lourdes che ogni anno si fa, con settemila tra cavalieri, dame, aiutanti e 1600 malati e, pubblicamente, nel pontificale di apertura mons. Becciu ha ribadito che il Santo Padre è ben contento di questa elezione e che faceva i migliori auguri per il cammino di riforma dell’ordine.
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