Mi rendo conto come sia difficile intendersi, cerco pertanto di risponderle nel modo più sintetico possibile.
So benissimo quale sia l’origine del cavalierato ereditario ed io non ho, in alcun modo, fatto un discorso sulla medesima, ma ho semplicemente riportato un fatto, ovvero che la condizione di cavaliere aveva avuto anche quella particolare versione.
I fabbri nelle società premoderne, fatte salve alcune eccezioni, avevano, piuttosto che una preminenza, una condizione a latere. Di norma, non erano del luogo dove operavano e la loro speciale condizione era determinata dal fatto che il rapporto col metallo, per l’uomo comune, era considerato non scevro da pericoli anche per il solo contatto. Diverso il discorso per il guerriero e da qui il loro entente cordiale.
Le sue opinioni su Dumezil non sono le mie, ancorché, a differenza della di lui tripartizione, per la visione tradizionale, che io condivido, le divisioni funzionali di base siano quattro, dovendo considerare anche la classe di servizio ossia gli shudras.
Certamente che la divisione castale (varna, colore) è, come dice il nome, dovuta a ragioni razziali (da qui la genetica che conferma) sorte, al momento dell’occupazione da parte degli invasori indoeuropei, di un paese abitato da gente di pelle scura. In ogni caso, non si devono dimenticare le migliaia di jāti che, con la loro minuta, pervasiva presenza, molto determinano nella vita ordinaria del subcontinente.
Mi spiace ripeterle che io non ho mai detto che analogia indichi identità e pertanto sappia che sovrapposizione, nell'accezione da me usata nel paragone, significa solo e propriamente eguaglianza di rapporti. Questo avviene in base ad un principio di estensione mediante l’uso di somiglianze generiche che sempre si possono addurre tra situazioni diverse.
Comunque noto nel tono di questa sua ultima risposta che lei ama la polemica per la polemica e questo non solo non mi piace, ma non lo giudico degno di attenzione, pertanto o cambia passo o questo è il mio ultimo intervento