Allora, che il carabiniere, fermo restando che non conosciamo le motivazioni personali per cui ha deciso di appendere tale bandiera (quindi se fosse per mero gusto estetico o per vicinanza a movimenti nazi-fascisti) non abbia commesso dei reati, mi pare abbastanza evidente e chiaro, come del resto lo stesso procuratore militare sottolinea, poiché fino ad oggi la bandiera della Marina militare dell'Impero Tedesco non è oggetto di precisa identificazione nazista (ed è forse per questo che tali movimenti hanno iniziato a usarla e anche questo dovrebbe essere abbastanza chiaro e trovo pretestuose molte giustificazioni lette sui social circa il presunto "abbaglio" che giornalisti e politici avrebbero preso su tale bandiera).
Specificato ciò, però, le parole dello stesso procuratore militare sono esemplificative della problematica:
"Probabilmente non è stato commesso nessun reato militare, ma c'è un problema disciplinare e un grande problema culturale": lo ha detto al Giornale Radio Rai il procuratore militare Marco De Paolis, che aggiunge: "la questione è capire cosa significa un simbolo del genere, soprattutto per un militare, credo che ci sia da interrogarsi sulla formazione culturale dei giovani prima e dei militari poi".
Inoltre eviterei di trovare giustificazioni del tipo: "Ehhh, ma quando capita ai rossi va tutto bene, per una bandiera di destra invece casca il mondo" oppure "Ehhh, ma chissà quale complotto ci sarà stato sotto con un giornalista, guarda caso di sinistra, che si è appostato sotto la finestra della caserma...". Usare altri errori di altra parte politica per giustificare un possibile serio problema di vicinanza a movimenti nazi-fascisti di un militare e carabiniere italiano, non lo trovo utile né corretto. E come dice bene il procuratore, trovo giustissimo che il Ministero e i superiori competenti si interroghino su tale possibile vicinanza a movimenti che in una società civile e democratica non possono essere tollerati. Il continuo rinfacciarsi colpe a vicenda non serve a nulla. Ognuno si assuma la responsabilità dei propri errori. Quindi se, ad esempio, militari italiani nella II Guerra Mondiale hanno ecceduto nelle azioni in Jugoslavia o in Africa, non ha senso trovare giustificazioni, ma è doveroso ribadire l'errore. Così come non è corretto da parte di molte Associazioni partigiane trovare giustificazioni ai tanti eccidi compiuti da loro membri durante la II Guerra Mondiale e nell'immediato dopoguerra: se e dove si verificarono, è giusto dichiararlo senza trovar emille scusanti o il classico: "Ehh, ma gli altri hanno fatto peggio", perché non è una giustificazione sensata.
Poi io posso anche sottolineare il mio rammarico sul fatto che tale tolleranza zero nei confronti dei movimenti nazi-fascisti non sia applicata anche ai movimenti comunisti che altrettanta nefasta origine totalitaria e incivile hanno, però questo non deve giustificare una minor arrendevolezza nei confronti dei movimenti nazi-fascisti che ultimamente stanno rialzando la testa in modo preoccupante.
Concludo confermando anche io come non sia giusto fare processi mediatici senza debite prove e conferme perché si possono rovinare delle persone. Però, purtroppo, oggi è difficile riuscire a calmare l'attuale corsa all'informazione che con l'attuale velocità di notizie, comunicati, interviste.... non permette la necessaria calma e approfondimento delle vicende, portando quindi spesso la società, i politici e gli stessi giornalisti a emettere sentenze senza aver avuto il tempo di ragionarci su. Ma questo non è un problema solo per l'attuale caso fiorentino, ma è un problema trasversale che colpisce destra e sinistra, politica, economia, religione e società. Qualsiasi fatto che possa interessare e creare notizia è così velocemente riportato all'opinione pubblica grazie agli attuali mezzi comunicativi che alle volte rischia di essere più un male che un bene.