"Dame e Cavalieri. I gioielli delle onorificenze"

Per discutere sugli ordini cavallereschi e le onorificenze/ Discussions on orders of chivalry and honours

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"Dame e Cavalieri. I gioielli delle onorificenze"

Messaggioda Tilius » lunedì 5 giugno 2017, 23:33

Elmar Lang ha scritto:Ed ecco la copia dell'articolo pubblicato da "Il Giornale di Vicenza", 1 Giugno 2017, pag. 48 nella rubrica "Cultura":
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Partiamo dalle didascalie alle immagini.
  • "Croci Gioiello utilizzate dalla Duchessa di Windsor" (salvo poi decifrare dal testo che in realtà si tratta di "interpretazione contemporanea della Gioielleria XXX"... e non ci facciamo mancare nemmeno il product placement :roll: Non che non ci fossero dubbi a riguardo: nemmeno sotto tortura avrei potuto anche solo far finta di credere che quegli oggetti - di un kitsch semplicemente folle - fossero mai appartenuti all Duchessa di Windsor)
  • "Ordine al merito di Gran Croce" (quale ordine??? quale merito??? a corredo di una banale Corona di Romania in classe militare, vieppiù sinistrata: parole random per un insegna talmente irrelevant da sfigurare sul banchetto di un mercatino delle pulci, altro che mostra blasonata)
Passiamo ora al testo vero e proprio.
L'orrore lovecraftiano comincia adesso.
  • "il mitico Collare del Sovrano Militare Ordine del Tempio di Geruslaemme" (qui di mitico c'é solo il livello di farloccaggine... :roll: PS: non é nemmeno un collare, ma una semplice decorazione da collo, alias commenda)
  • "appannaggio secolare dei Templari del Santo Sepolcro, Cavalieri di Malta" (anche qui parole a caso, un tanto al chilo, per riempirsi la bocca)
  • "la doppia croce tempestata di smalti rossi" (il tempestato di riferisce solo a gemme in numero innumerevole che incrostano la superficie; nel caso degli smalti non lice questo termine :roll: ... perché poi il plurale non é dato sapere: é una unica campitura di smalto - singolare - rosso )
  • "nero collare" (again: non é un collare)
  • "di stoffa" (do you know "nastro"? [thumb_yello.gif] )
  • "che scatenò l'invidia di un potente del passato come Filippo il Bello" (é beh certo, lo sanno tutti: Filippo di Francia mandò al rogo i Templari perché concupiva la crocetta farlocca [yes.gif] )
  • "Elisabetta II fu la prima donna a ricevere la croce al Merito della Repubblica Italiana" (mi riservo di verificare, tuttalpiù sarà stato il primo gran cordone al femminile)
  • "istituita nel 1952" (l'ordine - non la croce che ne é solo l'insegna - fu istituito nel 1951)
  • "la Medaglia della Legion d'Onore" (ma come?!? dopo avere usato sì tante volte a sproposito la parola "croce", finalmente arriva il momento di usarla con cognizione di causa, e questa che fa? Mi scrive "medaglia"!!! [cheers.gif] )
  • "Maria Luigia dei Borbone di Parma" (sì, certo, dei Borbone Parma, che nella testa della giornalista é evidentemente sinonimo di Asburgo-Lorena)
  • "Costantiniano...il più antico ordine cavalleresco della cristianità" (vabò, la favoletta antistorica é il peccatuccio più veniale, là in mezzo)
  • "onorificenze familiari e non dinastiche" (il trinfo dell'ossimoro, qui declinato nel non-sense schizofrenico della contraddizione in termini: dinastiche = familiari !!!)
  • "le più importanti collezioni del mondo" (oddio, sui pezzi di Giolitti ci metterei la firma, su tutto il resto ... anche no)
  • "decina di pezzi significativi dedicati alle Dame tratti dalla collezione di Giovanni Giolitti" (svarione sintattico derivato da rapporto conflittuale con la punteggiatura, e non solo: dubito tanto che tutte 'ste insegne femminili vengano dalla raccolta Giolitti - che era un uomo - quanto del fatto che Giolitti "collezionasse" onorificenze: a lui le conferivano)
  • "Giolitti....capo di Stato" (se Giolitti era capo di stato , il Re cosa era??? [hmm.gif] )
  • "aquila potenza cosmica, quercia come emblema di forza e dignità del popolo, stella che splende sulla nazione, ulivo come volontà di pace" (siamo all'oroscopo simbologico, signori... :roll: )

Il tutto innaffiato da maiuscole ad minkiam come già fatto giustamente notare in precedenza.
Che dire?!
Inforcare una tale sequenza di paletti - uno dopo l'altro - non é da tutti, considerata vieppiù la brevità dell'articolo. Chapeau!
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Re: "Dame e Cavalieri. I gioielli delle onorificenze"

Messaggioda MAX08 » martedì 6 giugno 2017, 14:27

Buongiorno,
dico la mia anche se totalmente ignorante in materia. Avevo segnalato la mostra pensando di far cosa gradita credendo, vista l'istituzione promotrice, che fosse ben curata ed allestita e presentata con una certa scientificità. Devo ricredermi e mi scuso con il tutto gli Utenti per una tale castroneria.
Cordialità,
M.
quod homines de Cenedese, Belluno, et Feltre erant liberi homines et nobiles (a.D. 1179) - Massimo Della Giustina

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https://independent.academia.edu/massimodellagiustina
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Re: "Dame e Cavalieri. I gioielli delle onorificenze"

Messaggioda Elmar Lang » martedì 6 giugno 2017, 15:18

Non c'è assolutamente ragione di scusarsi, anzi.

Personalmente, credo che sia importante conoscere ogni aspetto della nostra passione, financo quelli negativi. Questa mostra, è sicuramente malgestita e peggio presentata, forse unicamente per ignoranza (dal verbo ignorare, intendiamoci) o scarsa conoscenza della materia, alla quale il servizio stampa ha dato il tocco finale, con quel risibile comunicato, che è stato la traccia utilizzata poi dagli organi di informazione.

Io credo anzi, che non mancherò di far visita alla mostra, se non altro perché son certo, vi sarà modo di vedere degli esemplari di sicuro interesse... comicamente accostati a della invedibile paccottiglia. Insomma, quasi una performance futurista, o magari addirittura, alla Ionesco.

Grazie comunque per la segnalazione,

Enzo (E.L.)
Non fidatevi mai delle statistiche, se non siete stati voi a falsificarle. (P. Kalpholz)
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Re: "Dame e Cavalieri. I gioielli delle onorificenze"

Messaggioda Tilius » martedì 6 giugno 2017, 17:09

MAX08 ha scritto:Avevo segnalato la mostra pensando di far cosa gradita credendo, vista l'istituzione promotrice, che fosse ben curata ed allestita e presentata con una certa scientificità.

La segnalazione é stata cosa graditissima da parte di tutti e gentilissima da parte Sua. [thumb_yello.gif]
Anche l'allestimento sembra esser fatto in maniera gradevole e progessionale.
Sulla scientificità di apparati informativi, catalogo e comunicati stampa annessi, le premesse non sono delle migliori, ma non si può avere né pretendere sempre tutto! :D
La mostra vale certamente una visita (non foss'altro per le decorazioni di Giolitti, un gruppo davvero eccezionale), e quand'anche il contorno dell'infografica risultasse ruspante quanto la rassegna stampa lascia presagire, non é detto che la cosa risulti sgradevole, anzi! ;)
Come già ho avuto modo di dire conversando sull'argomento, accostare le farloccate neotemplari a una placca zarista tempestata di diamanti appartenuta a Giolitti, é transavanguardia pura, degna della Biennale! [cheers.gif]

PS: stupisce anche la liberalità dei proprietari (che immagino essere gli eredi Giolitti) che hanno concesso di accostare i propri pezzi - prestigiosissimi - a cose infinitamente meno prestigiose (quando non - nei casi più estremi - vero e proprio bric-à-brac da bancarella del mercatino delle pulci). [notworthy.gif] Certo, fa un po' specie che come immagini guida della mostra siano state scelte (anche) la farloccata neotemplare, i gioielli moderni "ispirati" alle croci cavalleresche (de gustibus...), e la commendina rumena, tristanzuola e dall'angoletto ammaccato... ma in fondo é meglio così: i veri tesori hanno da rimanere nascosti per aumentarne il fascino e la leggenda. [glasses3.gif]
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Re: "Dame e Cavalieri. I gioielli delle onorificenze"

Messaggioda Tilius » mercoledì 13 settembre 2017, 11:52

Mostra visitata il 9 settembre in compagnia dell'ottimo Elmar Lang, che come novello Virgilio ha accompagnato, e quasi condotto per mano, uno smarrito Dante (il sottoscritto) alla scoperta delle (in questo caso, poche) delizie della Faleristica e delle (innumerevoli) perplessità di questa esibizione faleristica.

Esibizione piccolina, collocata in due sale al pianterreno di un ex esercizio commerciale (una volta si sarebbe detto "bottega", e in senso per nulla spregiativo) nella magnifica location della Basilica Palladiana. Nessuno di stupisca della commistione fra il sacro del pubblico edificio e il profano del commercio minuto: il pianterreno dell'edificio é ancora costituito da quelle stesse botteghe medievali, pragmaticamente conservate dai maggiorenti cittadini che acquisirono l'areale, e quindi rasate all'altezza del primo piano (pianterreno più mezzanino) per costituire la base dell'immensa sala gotica che costituisce il piano superiore dell'edificio (solo successivamente inscatolato nel superbo doppio ordine di loggiati vitruviani ad opera del genio di Andrea Palladio).

Vetrine piccole, ben illuminate, salvo qualche - invero più d'una - lampadina alogena fulminata.

A posteriori, si può pensare che forse l'idea di rimuovere TUTTI i nastri (tranne un paio, se ben ricordo) più che aver costituito una (inspiegabile e censurabile) scelta espositiva sia invece stata suggerita dalle temperature certo elevatissime generate dai faretti. Con buona pace di pece, ceralacca e delle altre sostanze termosensibili di cui é ricco il "cuore" delle decorazioni.

Alle pareti, ampi pannelli illustrativi - bilingui italiano e inglese - così come bilingui erano le didascalie apposte a fianco di ciascuna decorazione. Ma su questi pannelli e queste didascalie ritornerò alla fine, giacché costituiscono l'apoteosi (al ribasso) dell'intera esposizione.

La minaccia di allarmi sensisbilissimi fattaci all'ingresso si é rivelata fasulla (ci siamo avvicinati e sporti e insinuati fra le vetrine oltre ogni decenza... e nessun campanello d'allarme é scattato).

Il contenuto, esposto con nessun nesso logico (o se nesso vi era, forse vagamente geografico), presentava cose di qualità assai disparata.

Le più trascurabili (per insignificanza) erano un OMRI neanche tanto vecchio, un piccolo collare del'Annunziata, in versione fusa e non coniata, certo del dopoguerra, un collare costantiniano di manifattura alquanto recente, un cavalierato della Corona Ferrea austriaca banalotto e tristanzuolo, più altre cosette che sarebbe solo noioso elencare.

Tutto il resto, in sé un qualche interesse lo rivestiva: si andava dai pezzi più pregiati della collezione "Andrea Rosso" (Signore che non conosco, ma con cui vorrei complimentarmi per la scelta sempre - o quasi - focalizzata su un altissimo livello esecutivo, anche e soprattutto nei casi delle insegne più comuni), rimarchevoli per qualità, alle cose eccezionali ora in proprietà degli eredi Giolitti.

Fra i primi, mi ha colpito una deliziosa una insegna dell'Ordine Reale di Cambogia - di qualità finissima (pezzo in sé comune - e di poco valore se commisurato a molte altre cose espsoste - ma raro a vedersi in una tale fotonica qualità di traforatura e diamantatura), ma inutilmente spacciata come gran croce quando era un semplice cavalierato (e su questa profuzione di gran croci farlocche torneremo in seguito) , una Legion d'Onore primo impero in condizioni estremamente buone (qualche lieve perdita allo smalto bianco all'attacco della corona, per il resto immacolata), una croce di San Vladimiro ancora napoleonica, perfetta e rarissima.

Errori marchiani nelle descrizioni come se piovesse (ad esempio una Gran Stella di Jugoslavia che in realtà era semplicemente Stella), ma su questo torneremo diffusamente più avanti.

Fra i pezzi giolittiani, svettava la placca di gran croce di Sant'Alessando Newskij, in argento (come si usava allora per montare i diamanti), diamanti, smalti e qualche piccolo riportino in oro a livello dei castoni della coroncina), certamente - stante la qualità - di diretta commissione imperiale, databile a inizi '900.
Anche gli altre decorazioni già appartenute a Giolitti erano non dico da far tremare le vene ai polsi, ma comunque assai notevoli: un pendente di gran croce dei SSML (qualità superba pur nella non eccezionalità del pezzo in sé), un pendente di gran croce dell'Aquila Rossa della migliore manifattura berlinese (ancorché lesionato su una aquilotta staccatasi dal bracco della croce e poi fissta con un PEZZO DI NASTRO ADESIVO, fortunatamente poco visibile perché al retro), un bel pendente portoghese del Cristo, anche se accompagnato ad una bellissima ma spaiata croce da commendatore (con il "cuore" bianco che seguiva interamente il profilo rosso esterno: mai visto prima!), certo molto più antica (il tutto era gabellato come insieme di gran croce).

Bellissima, fra le cose giolittiane, anche una gran croce dell'Aquila Bianca serba. Più perplessi lasciava invece una gran croce (anche se meglio sarebbe "Grand Commander", ma le finezze storico-statutali qua davvero non erano di casa...) della Redenzione liberiana, scarsina per qualità (sul bordo dei raggi della placca erano chiaramente visibili i segni slabbrati del seghetto da orefice...) e anche esteticamente non troppo convincente (in tutta onestà, o si tratta di un pezzo straordinariamente modernista - specie in alcuni dettagi come il serto del pendente di gran croce - o appare successivo all'età di Giolitti).

Arriviamo infine all'apparto infografico che avvolgeva e direi assediava le vetrine espositive: il nulla portato alla sua massima espressione.
Mere ed elementari descrizioni visive dei pezzi esposti, senza alcuna nota storica o tecnica.
Ma con le decorazioni riprodotte sui bordi dei tabelloni in formato gigantografico, spesso ripetute ribaltate o sbieche in basso sullo stesso tabellone, in un contraltare che a chi ha ingegnato la grafica doveva sembrare gradevole e/o significativo, una sorta di dialogo fra la decorazione e sé medesima ribaltata sul bordo inferiore, che sembra spuntare e fare "cucù": il tutto alquanto puerile, ma forse (?) l'intento era proprio giocoso e fanciullesco, intento umoristico pienamente raggiunto giacché abbiamo riso come dei matti.

Le traduzioni in inglese meritano una nota (tragica) a parte.
La parola "croce" espunta dal lessico (tanto in italiano quanto in inglese), se non nella variante (come vedremo, abusata) di "gran croce", con conseguenti scelte alternative che hanno dell'esilerante.
"Insegna" tradotta come "coat-of-arms".
COAT-OF-ARMS (cioé stemma, in inglese), santo cielo!
"Insegna di gran croce" tradotta come "grand cross coat-of-arms".
"Placca" tradotta come "badge" (invece che breast-star). Un'unica volta, fra decine, c'é un "plaque" un po' meno sbagliato).

E questo ripetutto ossessivamente, insistentemente su decine fra tabelloni e didascalie.

Un croce da cavaliere chiamata medaglia e tradotta come tale (ma c'é anche la variante "insegna da cavaliere" che ovviamente diviene un disperante "knight coat-of-arms").
Insegna da collo (commendatore) definita medaglia.
Insegna da collo definita di gran croce o collare.
Financo croci da cavaliere (oltre a quelle da commendatore) spacciate per "gran croci" come se non ci fosse un domani.
Una vera gran croce (il pendente) declassata invece a "da commendatore" (Knight commander coat-of-arms nell'immancabile castroneria in inglese) con la sua placca di gran croce lì a fianco (esposta a 10 cm di distanza nella stessa vetrinetta!!!).
E questo declassamento, in mezzo a dozzine di aumenti posticci, si replica financo una seconda volta, sempre con la sua placca lì a fianco a gridare inutilmente la sua presenza...
Il non-plus-ultra della traduzione fallita viene propbabilmente raggiunto dalla "insegna da cavaliere con spade" che diviene "knight with swords coat-of-arms" (ovverosia, lo stemma del cavaliere armato di spade, più o meno).

Ma usare un dizionario ITALIANO-INGLESE in maniera intelligente pareva brutto?
Ma chiedere a qualcuno con un minimo di esperienza in materia, congiunta a un minimo di conoscenza delle lingue, pareva brutto?
Probabilmente nemmeno google-translator avrebbe prodotto queste perle di una tale involontaria comicità (e tragicità).

Di fronte a questo epic-fail linguistico, passa quasi in secondo piano il "collare di dama del Gran Priorato d'Italia O.S.M.T.H.", una cosa fatta di smalto sisntetico e doratura plasticosa.

L'insignita, a quanto ho capito, é la stessa curatrice che evidentemente ci teneva a mettere in mostra la cosa: contenta lei...

La vetrina-marchetta pubblicitaria con le croci gioiello ispirate alla Corona d'Italia (con lo smalto bianco sintetico che pertanto assomigliava a una concrezione solidificata biancastro-traslucida abbastanza repellente a vedersi...) é la ciliegina sulla torta della scientificità (e sul buon gusto) di questa iniziativa.

Scusate le certo molte castronerie ortografiche, ma da mobile non é poi così facile scrivere. ;)
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Re: "Dame e Cavalieri. I gioielli delle onorificenze"

Messaggioda Tilius » mercoledì 13 settembre 2017, 15:01

E il diniego un po' sibillino ("A NOI NON HANNO DATO NIENTE") ricevuto alla nostra iterata domanda se esistesse o meno un catalogo dell'esposizione, non corrispondeva a verità, come documentano le immagini di cui sotto (magra consolazione il fatto di non essere completamente arteriosclerotico, ché il vago ricordo di avere visto un catalogo da qualche parte, rispondeva al vero).
Brossurina riservata ai VIPs e distribuita in sola sede d'inaugurazione?
Non lo sapremo mai... :roll:
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Re: "Dame e Cavalieri. I gioielli delle onorificenze"

Messaggioda Tilius » venerdì 29 settembre 2017, 16:10

Apprendo ora che la mostra sta bissando in quel di Cavour (TO).

http://www.lastampa.it/2017/09/24/torin ... agina.html

http://www.ilgiornale.it/news/quando-lo ... 45053.html

Magari anche i nostri amici di Torino & dintorni riusciranno a farci un salto (barricate anti-G7 permettendo, ça va sans dire).
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Re: "Dame e Cavalieri. I gioielli delle onorificenze"

Messaggioda T.G.Cravarezza » venerdì 29 settembre 2017, 17:14

Grazie per la segnalazione, anche se a Cavour presumo sarà un'esposizione più "ridotta" visto che è all'interno di una normale gioielleria che la ospita.
Vedrò se riesco a farci un salto.
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Re: "Dame e Cavalieri. I gioielli delle onorificenze"

Messaggioda Elmar Lang » lunedì 2 ottobre 2017, 7:54

La quantità dei pezzi esposti a Vicenza, consente di riesporre il tutto senza riduzioni, anche in ambienti meno vasti, magari con l'eliminazione dei tabelloni esplicativi che, molto eufemisticamente, definirei superflui.
Si dice che i pezzi esposti, oltre a provenire dal gruppo di insegne conferite a G. Giolitti, sarebbero delle "più importanti collezioni del mondo", ma eccetto quella commenda templare che è in qualità da "sorpresina Kinder", il resto proviene da una sola collezione privata...
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Re: "Dame e Cavalieri. I gioielli delle onorificenze"

Messaggioda Tilius » lunedì 2 ottobre 2017, 9:52

Elmar Lang ha scritto:La quantità dei pezzi esposti a Vicenza, consente di riesporre il tutto senza riduzioni, anche in ambienti meno vasti, magari con l'eliminazione dei tabelloni esplicativi che, molto eufemisticamente, definirei superflui.
Si dice che i pezzi esposti, oltre a provenire dal gruppo di insegne conferite a G. Giolitti, sarebbero delle "più importanti collezioni del mondo", ma eccetto quella commenda templare che è in qualità da "sorpresina Kinder", il resto proviene da una sola collezione privata...

Confermo & sottoscrivo quanto espresso con magnifica sintesi da Elmar. [thumb_yello.gif]
Le vetrinette - di dimensioni molto contenute - sembravano essere già state concepite come mobili, facilmente trasportabili e appoggiabili su una qualsiasi superficie piana. Non mi stupirei se fossero state già in dotazione al "Museo del Gioiello" e riutilizzate più volte per esposizioni temporanee.
A Vicenza la mostra occupava una sala e mezza (e non saloni faraonici, ma poco più di una normale stanza di appartamento).
Eliminando i non imprescindibili tabelloni (ma confido che invece saranno lì... la mostra "perderebbe" appeal senza di essi [sweatdrop.gif] ), una stanza basta e avanza.
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