da mezzanotte » sabato 24 dicembre 2016, 16:11
Dimenticavo che anche ad Itala Superiore è fiorita una notabile famiglia Crisafulli di origine messinese. Riporto una pagina tratta da Internet su un noto membro di questa famiglia, Letterio CRisafulli.
"Convegno di studi – Itala – 17-18 Aprile 2004
ITALA: TERRITORIO CULTURA TRADIZIONI
“Letterio Crisafulli”
di Antonella Crisafulli
Quando, nell’estate del ’43, le truppe anglo-americane sbarcarono in Sicilia, Itala era ancora – e da 15 anni – una frazione di Scaletta Zanclea.
Allora, già da qualche tempo gironzolava su e giù per la riviera jonica un uomo con le fattezze di un mendicante.
Si trattava, in realtà, di un agente dell’intelligence britannica cui era stato affidato il compito di tenere sott’occhio la situazione in quella parte dell’isola, in vista della prossima occupazione da parte degli Alleati.
Nel periodo transitorio in cui gli Alleati governarono la Sicilia, ponendo a capo delle amministrazioni locali persone di loro fiducia, per il comune di Scaletta, quel finto mendicante fece il nome di Letterio Crisafulli.
Fu così che, tra il maggio 1944 e l’aprile del ‘45, Letterio – Lillo - Crisafulli ricoprì la carica di Commissario prefettizio.
Non era un politico, non lo era mai stato, né lo sarebbe divenuto in seguito all’importante incarico conferitogli e nonostante le tre campagne elettorali successivamente sostenute, peraltro, con esito vittorioso.
Letterio Crisafulli era antifascista; aveva potuto permettersi di essere tale: ricco proprietario terriero, discendente di una famiglia di nobile lignaggio, con avi illustri nell’albero genealogico (il patriota garibaldino Stefano Crisafulli era fratello di suo nonno; lo stesso suo nonno, il notaio Antonino Crisafulli fu sindaco sul finire dell’ottocento, dal 1886 al 1895), godeva di risorse proprie e di una certa autonomia che lo hanno mantenuto al riparo dalla necessità di dover aderire al Partito Nazionale Fascista.
Questa sua posizione e la circostanza di essere il notabile della zona, indussero l’AMGOT (amministrazione militare alleata – Allied Militares Governement Occupied Territory) a puntare su di lui, dopo le dimissioni dell’avv. Giuseppe Raneri, anch’egli noto antifascista, chiamato in prima istanza ad amministrare Scaletta.
L’esperienza di Commissario prefettizio durò poco più di un anno.
Poi, alle prime elezioni, si candidò, vincendole: Letterio Crisafulli fu il primo sindaco di Scaletta, dalla fine del fascismo, democraticamente scelto dalla popolazione.
Eletto nell’autunno del 1946, ricoprì quella carica fino al 27 marzo 1947.
Questa data così puntuale – 27 marzo ’47 - segna un avvenimento di grande rilievo per la storia d’Itala: è il giorno in cui il Capo provvisorio dello Stato, Enrico De Nicola (De Gasperi presidente del consiglio e Scelba ministro dell’interno), firmò il decreto di ricostituzione del Comune di Itala, dopo diciannove anni di accorpamento a Scaletta.
Una volta proclamata ufficialmente l’autonomia, senza indugio, Lillo Crisafulli si dimise dalla carica di sindaco, insieme all’intero Consiglio comunale.
Da questo momento le storie amministrative di Itala e Scaletta si separano. Letterio Crisafulli si candiderà alle prime elezioni per l’amministrazione del comune di Itala, e le vincerà: il 17 agosto del ’47 Itala riebbe la propria amministrazione ed il proprio sindaco.
Alle elezioni successive, nel ’52, Lillo Crisafulli venne rieletto, ma l’esperienza, stavolta, durò appena poco più di un anno: a causa di contrasti interni si arrivò, nell’estate del 1953, allo scioglimento del Consiglio comunale ed alla nomina di un commissario prefettizio.
L’amarezza per la piega assunta dalle vicende politiche fa capolino dalle agende dell’allora sindaco: il 21 dicembre del ’52, Lillo Crisafulli scriveva “il Consiglio di Itala decise in modo arbitrario la mia decadenza di sindaco; delibera dettata dal rag. F. P. che fu revocata dal Prefetto”; l’ultimo giorno dello stesso anno si legge un tentativo da parte di Crisafulli di convincere alcuni consiglieri a firmare una non meglio precisata lettera di rinuncia, ma vi è una conclusione sconsolata “ho capito soltanto quanto sono mascalzoni”.
Poi, l’anno seguente, solo poche, sporadiche, irrilevanti annotazioni, segno – forse – che un capitolo della sua vita, Lillo Crisafulli lo considerava ormai concluso.
Una “parentesi” nell’arco di una lunga vita: così sembra potersi definire l’esperienza politica pubblica di Lillo Crisafulli, come commissario prefettizio prima, come sindaco poi.
Una conferma di ciò la si può trarre dall’album fotografico di famiglia; pochissime foto testimoniano l’attività istituzionale: l’inaugurazione del servizio autobus tra Itala Superiore e Messina, il 12 agosto 1951, è presenziata dal sindaco Crisafulli con la fascia tricolore in vita; in occasione di una “recita per la festa del giovane” – così l’annotazione sul retro -, nel 1950, lo si vede in prima fila, accanto alla moglie, e con in braccio un bimbo di neanche 4 anni, suo figlio; lo stesso bimbo che si intravede sul balcone della Caserma dei carabinieri di Itala, dal quale il sindaco è affacciato accanto al maresciallo Pàire.
Questa la storia; ma chi era Letterio Crisafulli?
Anzitutto … era mio nonno! – Non che la cosa sia particolarmente interessante o rilevante in sé, ma sia intesa come una sorta di “comunicazione di servizio”, giusto per rivelare quali sono state le mie fonti nel tentare di ricostruire la storia e la figura di quest’uomo: oltre ai testi che sono stati scritti su Itala e Scaletta , dai quali ho tratto le notizie di carattere storico, mi sono stati di grande aiuto i ricordi di mio padre, i 46 anni annotati da mio nonno su altrettante agende; centinaia di fotografie; un albero genealogico ricostruito dal nonno con la sua proverbiale precisione; un quaderno su cui il nonno soleva appuntare frasi, aforismi, stralci di poesie; infine, i miei personali ricordi.
Ho passato tante ore in quello che è stato lo studio di nonno Lillo, a sfogliare le sue agende, a studiare le fotografie.
Ho trovato i suoi documenti: la Carta d’Identità del Regno d’Italia rilasciata dal Podestà nel ‘38, il libretto per porto d’armi, la patente di guida.
Per l’anagrafe mio nonno era Letterio Giovanni Crisafulli, nato ad Itala il 29 maggio 1905, di professione ora “possidente”, ora “agricoltore”, ora “conduttore in proprio”; alto un metro e settanta, corporatura media, capelli e occhi castani, barba rasa (era indicato pure questo!), naso e bocca regolari, nessun segno particolare.
Lillo era quarto figlio di Letterio Crisafulli e Carmela Alessandro.
La prima “disavventura” – se così si può chiamare - con cui si trovò a fare i conti, fu il terremoto del 1908: con la sua famiglia si trovava a Messina, dove abitò per gran parte della sua vita facendo la spola col paese.
Quel famoso 28 dicembre la famiglia Crisafulli sopravvisse per una circostanza fortuita: ai primi tremori della terra, i bambini corsero a rifugiarsi nella camera da letto dei genitori, ai lati opposti della stanza vi erano due grossi armadi gemelli; la trave del soffitto, cadendo, poggiò su di essi, risparmiando la famigliola rifugiatasi sotto il letto, al centro della stanza.
Mio nonno aveva solo tre anni, ma non dimenticherà mai “il vibrare di vetri”, come racconterà poi ai suoi figli.
Fu avviato agli studi nel collegio Pennisi di Acireale, dove imparò, fra l’altro, a tirar di scherma e a suonare il violino – è del 1915 una sua cartolina ai familiari in cui l’appena decenne Lillo raccontava di star bene e mandava saluti per tutti, compresi il cavallo e i cani – studi che però non portò a termine; abbandonò le scuole prima di prendere il diploma per dedicarsi a quella che sarebbe stata l’attività principale della sua vita futura, l’azienda agricola, già avviata dal padre.
Ad essa, nonno Lillo si dedicò completamente, incentivando in particolare l’agrumicoltura nel territorio italese, fatto innovativo per quei tempi.
L’attività agricola e l’allevamento di cui pure si è occupato non erano vissuti semplicemente come lavoro o per fini di lucro, bensì come missione nella società.
Il valore che mio nonno dava alla cura della terra emerge da una frase che lui stesso appuntò sul suo diario: “l’agricoltore è il primo operaio della società perché maneggia i primi elementi della natura”.
Nell’amministrare i beni di famiglia, nonno Lillo ebbe un solo maestro, suo padre, avvocato, che prima del fascismo aveva ricoperto incarichi pubblici, era stato presidente degli Ospedali riuniti a Messina, ma che con l’avvento del fascismo preferì rinunciare all’incarico piuttosto che prendere la tessera del partito fascista.
Come il padre, mio nonno era di idee liberali monarchiche.
La sua natura liberale lo rendeva estraneo alle faide politiche: nel periodo in cui fu commissario prefettizio, si presentò da lui un tenente della polizia segreta inglese chiedendogli i nomi degli italesi che avevano aderito al fascismo.
Quel tenente metteva mio nonno in una posizione difficile: era tenuto a collaborare, ma al contempo non voleva tradire la sua gente. Di fronte alle insistenze dell’inglese, nonno Lillo scrisse su un foglietto il numero dei fascisti che vi erano stati a Itala, un numero che corrispondeva al totale della popolazione italese. Sorpreso, il tenente chiese quanti fossero, allora, gli antifascisti, e per tutta risposta mio nonno scrisse esattamente lo stesso numero. A quel punto il tenente si mise a ridere e si rassegnò: nessun italese andò al confino per i trascorsi nel partito nazionale fascista, su segnalazione dell’allora commissario Lillo Crisafulli.
Il 1926 fu l’anno della leva militare, mio nonno era di stanza a Taranto - parecchie fotografie documentano quel periodo - ma non partecipò mai alla guerra: troppo giovane per quella del 15-18 (dalla quale suo fratello maggiore, Nino, tornò sofferente di cuore fino a morirne pochi anni dopo); padre di famiglia e proprietario terriero al momento del secondo conflitto mondiale, sì da poter essere esonerato in forza della normativa emanata a garanzia della produzione agricola nazionale.
Le idee antifasciste e liberali, Lillo Crisafulli le aveva ereditate dal padre, di cui portava lo stesso nome: entrambi – come già detto - rifiutarono di prendere la tessera del partito fascista, entrambi amministravano i cospicui possedimenti ed i rapporti con i coloni con l’autorità ma anche con la saggezza del buon padre di famiglia, entrambi solevano annotare giornalmente le entrate e le uscite, anche le più piccole, dai pochi centesimi di lire dati come elemosina, ai soldi per un gelato, per i fiammiferi o per il notiziario.
Dal padre ereditò, infine, la dedizione alla famiglia ed alla società.
Unico di otto figli a raggiungere l’età adulta, farsi una famiglia ed assicurare la discendenza al “casato dei Crisafulli”, nonno Lillo avvertì il peso di questa responsabilità, come lui stesso scrive, un giorno di gennaio del ’47, in occasione della morte del genitore: “non ho più forza di piangere; sento gravare sulle mie spalle tutta la responsabilità morale del proseguimento del nostro casato dei Crisafulli. Mio padre lascia un nome onorato e rispettato, spetta a me continuare la tradizione”.
“Tradizione”, usa questa parola mio nonno e, in effetti, è forse la parola più appropriata per descriverlo: un uomo ancorato alle tradizioni, conservatore, di vecchio stampo, con una forma mentis che oggi può far sorridere ma che era assolutamente normale fino a pochi decenni fa.
C’è una pagina da lui scritta che, secondo me, rende bene, come una fotografia, il suo sistema di valori.
Il 10 novembre del ’42 nasceva il suo primogenito maschio – aveva già una bambina di quasi due anni - e lui celebrò l’evento con queste parole: “É nato mio figlio alle ore 3.30 di questa mattina. Pioveva ed il vento sbatteva la pioggia con violenza contro la casa. – L’ho subito pesato ed è Kg. 3.300. – Ringrazio Dio di avermi fatta questa grazia; che lo protegga sempre nella vita e che possa crescere pieno di salute, onesto, di sentimenti nobili e porti sempre in alto il casato dei Crisafulli. – Non anteporre mai nella vita il divertimento al dovere. – Dio ti dia sempre la costanza di essere studioso; e per questo non risparmierò sacrifici, affinché Dio mi possa fare la grazia di poter attaccare, un giorno, la tua laurea in legge a fianco di quella di mio padre, tuo nonno, del quale tu, figlio mio, possa sempre nella vita emulare, se non superare, le doti dell’animo, l’intelletto, l’affetto per la famiglia, la signorilità dei sentimenti e lo spirito di conservazione di tutto quello che è suo, che è stato dei Crisafulli o che lui stesso ha creato. – Questi sono pure i miei sentimenti, perché questi sono i sentimenti di mio padre, del tuo nonno adorato. Ti bacio e ti benedico oggi, come sempre nella vita ed oltre. Tuo padre”.
Suo figlio doveva ancora nascere e lui ne aveva in qualche modo già previsto – o forse disposto – l’avvenire: sarebbe dovuto diventare avvocato come il nonno; non avrebbe mai dovuto anteporre il divertimento al dovere!
Ma quel bambino su cui aveva riposto tante aspettative, a causa di un incidente, non arrivò neanche a compiere tre anni e, forse, fu per scaramanzia che, in occasione della nascita dei successivi due figli, mio nonno non scrisse nulla.
Scrisse comunque tanto, ogni giorno della sua vita, perlomeno da quando, sposatosi nel ‘38, divenne capo famiglia, fino al 1984 anno in cui, a 79 anni, si spense.
Ho trovato le sue agende, 46 per 46 anni, le ho sfogliate.
Come suo padre aveva fatto prima di lui, così mio nonno, con meticolosa solerzia, soleva appuntare tutto, principalmente voci di economia domestica, di tanto in tanto anche fatti, avvenimenti particolari, stati d’animo.
In questo modo ho potuto ripercorrerne ed immaginarne l’intera vita, nelle sue fasi salienti ma anche nel suo svolgersi quotidiano: le sigarette, il notiziario, la spesa, le elemosine, le regalie ai figli dei coloni, perdite e vincite al gioco, stoffa per i vestiti, dolcetti per i bambini, treno per Messina, treno per Scaletta, il cinema, il circo, la granita, i gelati, le medicine, i quaderni, i libri, biglietti della lotteria, il totocalcio, capelli e barba, oboli per la chiesa, francobolli, e tanto altro ancora.
Le fotografie dovevano essere l’altra grande passione di mio nonno, a giudicare dal numero ma anche dalla cura con cui sono state catalogate, ordinatamente sistemate in album con la copertina in pelle e i fogli neri con le didascalie scritte in bella grafia, con l’inchiostro di china bianco, o incorniciate nei quadretti o ammucchiate nei cassetti della sua scrivania.
Mio nonno compare spesso: bambino in posa su un trespolo accanto alla figura rigorosa del padre, alla madre e al fratello più grande; ragazzino con la divisa del collegio; militare seduto su un cannone o insieme ai commilitoni; baldo giovane che imbraccia un fucile da caccia; serio e composto su una sedia, accanto ad amici o parenti, sul terrazzo di Villa Emilia, la sua casa messinese; in viaggio di nozze con mia nonna, più tardi coi figli.
Uomo distinto, figura longilinea, elegante nel vestire, pettinatissimo, impeccabile nel portamento, sigaretta in mano, sguardo fiero, a tratti altero, diretto all’obiettivo della macchina fotografica, raramente un sorriso: questa è l’immagine ricorrente di lui.
Mi avvio alla conclusione.
L’esistenza stessa di tanti appunti e tante fotografie dà l’idea di un uomo amante della memoria, del ricordo, della storia della sua famiglia, così strettamente intrecciata a quella del suo paese: una vecchia cartolina in bianco e nero, raffigurante una bella veduta di Itala Superiore, è incollata nella prima pagina del libro in cui mio nonno ha ricostruito l’albero genealogico dei Crisafulli d’Itala dal 1752 in poi.
Infine, i miei ricordi personali…
non sono molti, avevo nove anni quando nonno Lillo se ne andò.
L’immagine più nitida che conservo di lui è quella di un ometto incurvato dal peso degli anni, con gli occhiali spessi, pochi capelli bianchi, sorridente quando non appisolato sulla sua poltrona.
Ma una cosa la ricordo bene: c’era un modo per rendere felice lui che ormai viveva stabilmente a Messina e non era più in grado di guidare la macchina, e questo modo era portarlo nella sua Itala!
Appendice
“Non dir di me se di me non sai, pensa di te e poi di me dirai”.
È una delle tante frasi appuntate da mio nonno sul suo diario. A me che ho avuto l’ardire (e forse un po’ anche la presunzione) di scrivere di lui, del suo modo di essere, della sua vita, suona come un monito.
Ma avrei dovuto trovarlo all’inizio e non – come è stato - alla fine delle mie ricerche.
Antonella".
Di questa famiglia Crisafulli conservo anche la riproduzione di un albero genealogico manoscritto, curato da un qualche esponente della famiglia che principia con un Giuseppe Crisafulli, nato a Messina nel 1684, capostipite dei Crisafulli di Itala Superiore. Le invio l'immagine dello stemma e dei cenni storici riportati in calce al documento.
- Allegati
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