- in calce alla patente
- FullSizeRender.jpg (26.21 KiB) Osservato 13371 volte
Buonasera. Procediamo con ordine. Il titolo di Patrizio non appare solo nell'800 (Ducato di Carlo Ludovico di Borbone) per distinguerlo da quello di Nobile Patrizio di cui erano eredi tutti gli appartenenti alla famiglia lucchese nobile e non è corretto affermare che durante la Repubblica richiedevano meno requisiti. Ce ne era uno fondamentale, quello di avere avuto almeno un Anziano tra i propri antecessori e quello di essere stato Cittadino originario prima che la Repubblica si mutasse in una Repubblica oligarchica. Per di più non erano ammessi a Lucca titoli di natura feudale come baroni, conti, marchesi, duchi o altro. Anche questi se provenienti da altri contesti nazionali all’interno delle mura potevano aspirare ai soli suddetti “titoli” di cittadini originari, poi di Nobili Patrizi. Non è vero poi che i vari membri delle poche famiglie della nobiltà lucchese “facciano orecchi da mercante” di fronte a tali evidenze. Diciamo che gli ultimi a interessarsi specificamente di questa materia sono stati il Marchese Gerardo Mansi nelle pubblicazioni citate, ultima quella dedicata ai Patrizi di Lucca, in cui ha ripreso soprattutto le due edizioni del Libro d’Oro, ante e post la caduta della Repubblica, ma senza consultare i vari atti degli Anziani conservati oggi in Archivio di Stato di Lucca circa i riconoscimenti dello stato Nobile Patrizio delle Famiglie che si sottoponevano a tali prove e ciò per sua stessa ammissione come riscontrabile nella suddetta pubblicazione; quindi il Marchese Pietro Mazzarosa che, invece, su mia indicazione, aveva preso atto di tali documentazioni conservate in Archivio e già evidenziata dal Volpicella come dai suoi successori che hanno diretto tale prestigioso e importante archivio tra i quali cito il dott. Giorgio Tori, da qualche anno in pensione ma ancora attivo in tali ricerche. Purtroppo entrambi, Mansi e Mazzarosa sono nel frattempo deceduti. Da quel che mi risulta il Marchese Mazzarosa era, però, l’unico appartenente ad antica famiglia lucchese presente nella Commissione Toscana del C.N.I. con le funzioni pure di vicepresidente. La realtà repubblicana lucchese, quindi, così peculiare e importante prima del regno del Duca Carlo Lodovico di Borbone che è ben altra cosa, nell’ambito della Commissione Toscana del C.N.I. andrebbe rappresentata con maggiore sostanza e sostegno per le sole ragioni storiche di giustizia della duratura storia dell’antica Repubblica. Il C.N.I. di cui mi onoro di far parte, in questo caso specifico ha già riconosciuto un titolo di Nobiltà, solo che la dizione esatta in questo caso, nel caso appunto di un riconoscimento elargito dalla repubblica ancora nelle sue funzioni di Stato Sovrano e poi con lo stesso valore e dicitura confermato come tale dalla Camera di Santa Chiara nel Regno di Napoli dove la famiglia era “domiciliata”, è relativo al riconoscimento de facto di una Nobiltà Patrizia alla famiglia. Tutto qui. Allego un riferimento degli ATL dell’ASL in calce alla Patente legale precedentemente citata, attestato di Nobiltà Patrizia alla famiglia cui mi riferisco. Questo il testo qualora nel documento compresso non fosse possibile leggerlo: “Anziani. Facciamo piena ed indubitata fede a chiunque perverranno le presenti nostre qualmente tutti quelli che intervengono in Senato, o che godono la Suprema dignità dell’Anzianato sono Nobili e Patrizi della Repubblica nostra, non godendo dell’onore d’intervenire in Senato, ne la dignità e Magistratura della Repubblica, se non i Nobili Patrizi della stessa Repubblica. In fede 2 maggio 1790.”
Cordiali saluti.