A Lucca durante la repubblica oligarchica dal 1369 al 1799 i titoli nobiliari non erano riconosciuti e le corone nemmeno potevano esser esibite a timbrare gli scudi.
Le famiglie che avevano servito la repubblica vennero incluse nel Libro delle famiglie della repubblica di lucca del 1628.
Lo scopo principale fu quello di evitare i numerosi contenziosi sorti intorno alle varie dispute che si tenevano sulle armi gentilizie appetite da molti che non ne avevano diritto.
L'altro motivo era legato alla legge Martiniana, proposta da Martino Bernardini nel '500, con la quale si era stabilito che fossero esclusi da ogni carica pubblica tutti quelli che non godevano della cittadinanza originaria.
A questo elenco del 1628 se ne aggiunse un altro in data 3.6.1787, più aggiornato, sempre in riferimento alle Famiglie originarie e dei Nobili della Repubblica ordinato per disposizioni del Magistrato dei Segretari e dell'Offizio sopra le Differenze.
Dopo la rivoluzione francese, dopo i Principi Baciocchi durante i Borbone, fu effettuato un nuovo aggiornamento dell'intera nobiltà cittadiana, accresciuta nel frattempo a dismisura ad opera di Carlo Ludovico che con tre decreti del 1826 riordinò tutta la materia.
Queste disposizioni oltre a compilare un lungo elenco stabilivano che la nobiltà potesse esser di due tipi:
ereditaria e quindi trasmissibile alla discendenza oppure personale che invece cessava alla morte dell'insignito.
Si riconfermò che erano nobili ereditari gli appartenenti a quelle famiglie che detenevano quel titolo al termine del 1798, salvo che nel frattempo non fossero stati disonorati, mentre la nobiltà personale fu concessa, oltre ai casi già previsti, alla nobile che era andata sposa ad uno di non pari grado, ma soprattutto ai consiglieri di stato, al Gonfaloniere, ai segrertari del duca o uomini di corte anche se non appartenenti a nobili famiglie.
Si ripetè che la nobiltà si poteva perdere per disonore, per delitti passati in giudicato oppure quando si occupavano impieghi umili e non compatibili al rango del casato o quando si tenga bottega personalmente.
Successivamente fu creata una speciale deputazione incaricata di compilare il LIBRO D'ORO del 1826.
Questo fu l'atto conclusivo col quale venne creata la classe dei PATRIZI stabilendosi che tutte le famiglie che avevano goduto per almeno quattro generazioni continue, sino alla caduta della Repubblica (1799), del distinto onore della medesima, cioè dell'Anzianato e potevano provare altresì la continuazione della loro nobiltà per duecento anni, potevano esser iscritti fra i PATRIZI DI LUCCA.
Nella documentazione cittadina custodita in Archivio di Stato e nella Biblioteca Governativa sono rappresentati gli stemmi in tre differenti pitture, quelle del libro d'oro del 1628 (ASL vol.83), quelle più tarde del Settecento del Baroni (BSL) e quelle di gusto ottocentesco contenute nel libro d'oro del 1826.
Dopo l'avvento di Napoleone le nuove insegne furono diverse da quelle antiche ed infatti le corone furono sostituite nella quasi totalità di casi da, tocchi, berretti con i cosiddetti elmi a cancelli con vario numero di piume, così come sono state riportate nel libro d'oro del 1826.
Tuttavia è bene rammentare che anche sulle pitture degli scudi dei secoli precedenti non comparvero MAI le corone nobiliari, in quanto i relativi titoli non potevano esser esibiti in città.
Per concludere a Lucca erano nobili quelle famiglie che avevano servito la repubblica ma non vi era stato alcun tipo di conferimento perchè si trattava di titolo legato appunto all'aver ricoperto cariche pubbliche.
Con l'avvento succesivamente dei Borboni il titolo fu certificato con tanto di diploma a cui si aggiunse per chi ne aveva diritto il riconoscimento e conferma di quei titoli di tipo feudale ottenuti prima della repubblica oppure durante ma da regnanti esteri mentre altre famiglie furono elevate al grado marchionale.
Cordialmente
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