Moderatori: Antonio Pompili, Alessio Bruno Bedini
I primi anni Cinquanta del Cinquecento vedono uno scontro durissimo tra il Sant'Ufficio e papa Giulio III, sempre più in conflitto con gli inquisitori che di fatto non riconoscono la sua autorità, ma troppo debole e screditato per proporre una linea alternativa. La battaglia si apre con il lungo e drammatico conclave del 1549-50, quando Gian Pietro Carafa (il futuro Paolo IV) non esita a formulare esplicite accuse di eresia contro alcuni dei più autorevoli esponenti del sacro collegio. Forte del suo ruolo istituzionale di supremo difensore della fede, il Sant'Ufficio riesce a imporre il primato dell'ortodossia teologica su ogni altra considerazione di natura politica e pastorale, ergendosi cosi al rango di supremo tutore e garante della Chiesa e del suo magistero. A dispetto degli ordini del pontefice, l'Inquisizione continua ad accumulare prove e documenti processuali per eliminare i propri avversari anche avvalendosi delle denunce di persone screditate o di documenti falsi. Massimo Firpo tratteggia un quadro inatteso delle origini della Controriforma, colte negli aspri conflitti ai vertici della Chiesa di Roma, con esiti destinati a lasciare un segno profondo e duraturo sulla sua identità storica, teologica e pastorale.
" i libri non zo rroba da cristiano fijji pe carita' nnu li leggete" Giuseppe Gioachino Belli
La chiesa cattolica ha avvertito spesso in epoche diverse nella libera lettura della Bibbia un pericolo
Nel 1229 col Concilio di Tolosa regnante papa Gregorio IX, si decretò la proibizione per i laici di possedere copia della Bibbia.
Nel 1234 il Concilio di Tarragona decreto ', entro 8 giorni, la consegna e la distruzione delle bibbie scritte in volgare
Divieti simili furono emanati in tutta Europa da vescovi e da Concili provinciali fino al XVI secolo.
Con la riforma protestante le proibizioni si moltiplicarono nel vano tentativo di frenare la diffusione della riforma protestante in Europa.
La nuova Inquisizione romana, istituita da papa Paolo III con la bolla “Licet ab initio” del 1542, aveva tra i suoi compiti anche quello di controllare la produzione, la vendita e la diffusione degli stampati.
Nel 1558 sotto il pontificato di Paolo IV viene anche compilato un primo elenco di libri proibiti in cui erano elencate, anche 45 edizioni della Bibbia e del Nuovo Testamento
Il Concilio di Trento, da principio non si pronuncio' apertamente contro la lettura della Bibbia
il 24 marzo 1564 pero' nella bolla papale (Index librorum prohibitorum) venivano introdotta la proibizione della lettura della Bibbia in lingua volgare, se non dietro particolare licenza del vescovo.
Gregorio XV, nel 1622, eliminò anche questa possibilità revocando tutte le licenze concesse dai suoi predecessori.
Nel 1631, Urbano VII ingiunse di nuovo a tutti i possessori di copie della Bibbia di consegnarle alle autorità per bruciarle, pena la denuncia alla “santa” Inquisizione.
Pio VII nel 1820 condannò con decreto la traduzione italiana della Bibbia,e quindi la Bibbia fu nuovamente posta all’indice dei libri proibiti
.Ha sviluppato le sue ricerche soprattutto nello studio dei movimenti ereticali del ‘500, con particolare riferimento alla diaspora degli esuli italiani nei paesi dell'Europa orientale, ai movimenti radicali, all'Antitrinitarismo e al rapporto di questa tradizione culturale, attraverso il socinianesimo seicentesco, con il deismo e le origini del pensiero illuministico negli anni della crisi della coscienza europea.
Quindi i suoi studi si sono incentrati soprattutto sul problema della crisi religiosa cinquecentesca in Italia, con particolare riferimento ai movimenti di dissenso religioso, alla diffusione di dottrine eterodosse anche ai vertici dell'istituzione ecclesiastica, a Juan de Valdés e ai cosiddetti "spirituali", al ruolo religioso e politico dell'Inquisizione e alla svolta politica e religiosa degli anni centrali del secolo in relazione al problema generale delle origini della Controriforma
Laureata all’Università La Sapienza di Roma, ha insegnato all’Istituto Universitario Europeo di Firenze, alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Firenze e alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Parma. I suoi interessi sono prevalentemente indirizzati alla storia religiosa, culturale e sociale della prima età moderna.Importanti i suoi studi sulla censura
Caro direttore,in una recente intervista a "Repubblica" il professor de Mattei, vicepresidente del Cnr, ha potuto spiegare a un pubblico certamente più ampio di quello di Radio Maria il senso dei suoi discussi interventi. Tra le tante, alcune frasi mi hanno particolarmente colpito: che sicuramente c’è una ragione specifica, caso per caso, per cui Dio permette il male e le catastrofi, che i popoli possono essere puniti per i loro peccati, che l’inferno è una «remunerazione» e che il paradiso terrestre e l’origine dell’uomo da Adamo e Eva sono una realtà storica (non metafisica o simbolica) cui un cattolico «deve» credere. Curioso poi che, per corroborare queste tesi, de Mattei invochi l’esempio di grandi scienziati cristiani, il primo dei quali – Galileo – sostenne al contrario che «la Bibbia insegna come si va in cielo ma non come va il cielo». L’intervista straripa di "cattolico": lo è la cultura da cui de Mattei asserisce di derivare le sue tesi, lo sono tutti coloro che credono senza tentennamenti alle sue perentorie teorie e che interpretano la Bibbia come egli prescrive, lo è lui, "senza compromessi", mentre non lo sono tutti gli altri, «sottomessi al clima culturale dominante» e principali destinatari della sua battaglia culturale. Io sono un matematico, mi piacerebbe essere un cristiano credibile, ho avuto la grazia di incontrare figure eccezionali di matematici cristiani che hanno testimoniato la loro fede con una vita, una delicatezza e un’intelligenza straordinarie, certo non sottomesse e ben lontane da queste caricature. Anche grazie a loro ho imparato a guardare con perplessità chi si appiccica sul petto medaglie di "cattolicità" e con timore chi distribuisce pagelle di sottomissione o patenti di verità partendo dai propri convincimenti. Non so se in questo modo sono «sottomesso» e quindi rientro tra i tanti impliciti bersagli di de Mattei: so solo che egli affronta con presunzione temi che alle persone con un minimo senso critico, storico o scientifico che sia, fanno «tremar le vene e i polsi», e costruisce recinti che invogliano solo a starsene fuori. In questo senso la sua battaglia è veramente all’interno del mondo cattolico, per svuotarlo delle sue intelligenze più e meglio di quanto non saprà mai fare un qualunque Odifreddi. Con i più cordiali saluti.
Giuseppe Savaré, Università degli Studi di Pavia
«Non mai pietà; sterminate (gli eretici) chi si sottomette, e sterminate chi resiste; perseguitate a oltranza, uccidete, ardete, tutto vada a fuoco e a sangue, purché sia vendicato il Signore: molto più che nemici suoi, sono nemici vostri.»
De Mattei il fondamentalista "Il Paradiso terrestre è esistito davvero"
di ANTONIO GNOLI
Intervista al discusso vicepresidente del Cnr che suscita nuove polemiche con le sue tesi antiscientifiche. "La fede religiosa è lontana dall'essere un fatto privato e va testimoniata pubblicamente"
CONFESSO una certa curiosità mentale mentre mi avvio all'appuntamento col professor Roberto De Mattei, l'uomo che con le sue idee - professate in varie sedi e occasioni - ha vinto l'Oscar del ridicolo. Che linea tenere, che domande rivolgergli, in una parola che cosa ci si aspetta da un signore che, con tutti i distinguo, ha sostenuto tesi balzane e in ogni caso antiscientifiche, come il creazionismo, l'immutabilità delle specie, la datazione della Terra a soli 15-20 milioni di anni fa? Se insieme al taccuino avessi con me un bel "tapirone d'oro", la questione potrebbe risolversi in pochi attimi. Ma in fondo, De Mattei non è un caso umano, è un affare più complicato: un uomo solo (o quasi) che sostiene certe idee. Non basta questo per farne un eroe della resistenza ottusa?
VIDEO Le crociate di De Mattei
Il problema è che De Mattei non è un signore qualunque: egli è vicepresidente del Cnr, un incarico che lo pone ai vertici della struttura che in teoria dovrebbe guidare la ricerca scientifica in Italia. Ma al tempo stesso egli ha una rubrica su Radio Maria, dirige il periodico Le radici cristiane, insegna alla Nuova Università Europea che appartiene ai Legionari di Dio. Il suo ultimo libro (pubblicato da Lindau) è una rilettura molto polemica del Concilio Vaticano II. Sguazziamo in un bel pasticcio ideologico.
Da dove nascono le sue provocazioni?
"Dalla mia coerenza. E dai miei studi. Sono stato allievo di Augusto Del Noce e Armando Saitta. Ho insegnato come associato all'Università di Cassino. Oggi ho un incarico alla Nuova Università Europea dove insegno storia moderna e storia del cristianesimo. Purtroppo sono spesso dipinto in maniera caricaturale".
Lei è vicepresidente del Cnr, un grande ente scientifico, diciamo il corrispettivo del Max Planck. Come è avvenuta la sua nomina?
"Fu la Moratti, nel 2004 Ministro dell'Istruzione, a nominarmi".
Perché scelse lei?
"Il Cnr ha anche un settore minoritario dedicato alle scienze umane. Al cui interno cadono le mie competenze".
Si è mai chiesto se ci fossero studiosi più preparati di lei, più legittimati sotto il profilo dei titoli e delle idee?
"Ho scritto centinaia di articoli, decine di libri, partecipato a convegni internazionali".
Non ci sono echi significativi dei suoi lavori nella comunità scientifica.
"Non è questo il punto. La contestazione alla mia nomina, una vera e propria levata di scudi, si basava sul fatto che la mia cultura cattolica era negatrice di alcuni valori fondanti della democrazia occidentale. Non ho mai nascosto che la fede religiosa non sia solo una questione privata, ma vada testimoniata pubblicamente".
Ho di fronte un missionario e un martire.
"Penso che il cristianesimo non possa ridursi a una religione intimistica e individuale, ma debba proiettarsi nella vita pubblica".
E questo l'autorizza a dichiarare che lo tsunami in Giappone è stato un castigo divino?
"Parlavo a titolo personale da una radio cattolica e non in qualità di vicepresidente del Cnr. Ho svolto una riflessione sul grande mistero del male e ho detto che tutto ciò che accade ha un significato. Non si muove foglia che Dio non voglia, verità antica e perenne. Coloro che credono in Dio sanno che esiste una remunerazione, che per i cattolici sia chiama inferno. E come si legge nella dottrina di Sant'Agostino e Bossuet anche i popoli possono peccare e per questo essere puniti".
Terremoto in Giappone e all'Aquila, devastazioni, guerre, catastrofi, crisi. Per lei Dio è molto occupato in questo momento?
"Non direttamente. Se Egli permette questo male non intendo dire che sia l'autore del male, perché altrimenti cadremmo in una visione manichea. Non esiste un Dio del male. Egli è il sommo bene capace di trarre il bene dal male. Anche dalla catastrofe giapponese".
Il Giappone è a prevalenza scintoista.
"Non ho la pretesa di conoscere la ragione per cui Dio ha permesso che ciò accadesse. Ma so che una ragione c'è".
Un'affermazione così perentoria e ilare la mette in totale contrasto con la comunità scientifica.
"Mi mette in contrasto con lo scientismo. A cominciare da Galileo, lo stesso Newton, ma poi Spallanzani, Mercalli, Pasteur, Mendel, fino a Max Planck, sono stati grandi scienziati che hanno creduto all'esistenza di Dio e non hanno trovato un contrasto tra la loro fede e la scienza".
Ma nessuno di loro si è piegato ai metodi biblici per spiegare il mondo. Per lei la Bibbia è il testo di riferimento?
"Per un cattolico non può che essere così. Lei sa che fin dal Concilio di Trento...".
Non vada troppo indietro. Contro l'evoluzionismo lei è un assertore del disegno divino. E le prove le ricava tutte dalla Bibbia. Un po' poco, no?
"Per un cattolico la Sacra Scrittura va letta non come libero esame razionalista, ma alla luce della tradizione e del magistero della Chiesa".
Con quali conseguenze?
"Che un cattolico deve credere, per esempio, nella storicità di quel passo della Genesi in cui si afferma che Adamo ed Eva sono la coppia originaria da cui è nato il genere umano".
Uno scienziato inorridirebbe.
"Respingo il poligenismo evoluzionista. Se un cattolico lo accettasse verrebbe a cadere l'idea di un peccato originale trasmesso da una coppia di progenitori a tutta l'umanità. La mia battaglia culturale non è solo contro il laicismo, ma si svolge soprattutto all'interno del mondo cattolico sottomesso al clima intellettuale dominante".
Insomma lei sostiene che Adamo ed Eva non sono figure simboliche ma reali?
"Il paradiso terrestre è una realtà storica non una metafora".
Non le viene il dubbio che la storia della Terra, la sua origine, si possa raccontare in maniera diversa?
"Io ripropongo una cosmologia cristiana che fa capo alla stessa visione di Benedetto XVI".
Lei sa che la grande rivoluzione scientifica del Seicento cambia nel profondo anche la cosmologia cristiana, come può non tenerne conto?
"Mi pare più grave voler interdire la possibilità a un cattolico di esporre pubblicamente le proprie visioni cosmologiche e metafisiche".
Fino al punto di affermare che la caduta dell'Impero Romano avvenne principalmente per colpa dei gay?
"In realtà in quell'occasione io feci mio il discorso del Papa che paragonava la crisi del mondo attuale alla decadenza dell'Impero Romano. La cui caduta, secondo me, più che alle invasioni barbariche va fatta risalire al relativismo morale e culturale che lo minavano dall'interno".
E i gay?
"Un ragionamento che ho ripreso da Salviano di Marsiglia. Coevo di Sant'Agostino".
Come è stata la sua infanzia?
"Tranquilla. Sono nato e vissuto a Roma. Provengo da una famiglia cattolica. Mio padre e mio nonno erano professori universitari. Sono sposato e ho cinque figli ormai grandi".
Come reagiscono alle sue intemerate?
"Sono tutti dei buoni cattolici. Ho il loro sostegno. Certo, ricevo da fuori molti insulti, ma anche gente che mi sostiene e mi incita ad andare avanti".
Ha mai immaginato di farsi prete?
"Non ho mai avuto questa vocazione, né crisi mistiche. Sono un'eco del XXI secolo di una tradizione che viene da lontano e che è radicata nel senso comune. Quelle che espongo non sono idee originali o particolari, perché se tali fossero vivrebbero lo spazio di una bufera mediatica. Al di là della mia persona queste idee affondano nelle radici della coscienza stessa dell'Occidente".
Lei è un cattolico integralista?
"Mi piacerebbe definirmi un cattolico tout court. Ma oggi è insufficiente. Sono un cattolico senza compromessi".
Caso strano lei cita solo studiosi sinistrorsi, che lasciano il tempo che trovano.
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