da Cav.OSSML » sabato 17 agosto 2019, 18:12
La presente discussione è oltremodo interessante e solleva delle questioni fondamentali e di principio che riguardano il futuro della materia nobiliare.
In ordine ai vari almanacchi, libri d’oro, annuari della nobiltà (non dico ovviamente relativamente a tutti, ma almeno rispetto ad alcuni di essi) profetiche sono state le considerazioni del Prof. Cansacchi in un suo scritto avente ad oggetto “il disconoscimento dei titoli nobiliari”.
Ivi il Prof. Cansacchi faceva notare che gli abusi nel campo nobiliare dilagheranno anche con “la creazione, su vasta scala, di società ed istituti, i quali vantando una competenza in materia araldica, dichiareranno, mediante compenso, la spettanza di titoli nobiliari a tutti coloro che ne faranno richiesta” e prevedeva che sotto la Repubblica “vi saranno innumerevoli fonti private ed incontrollate di distinzioni nobiliari, le quali gareggeranno, fra di loro, a nobilitare i nuovi ricchi!”.
Nonostante tali nefaste previsioni, l’auspicio del Prof. Cansacchi era quello che a surrogare l’abolita Consulta Araldica si costituisse un collegio araldico, a carattere privato, ma di specchiata serietà e competenza, il quale esplicasse la funzione di dare pareri sulla spettanza di un titolo nobiliare, in base a rigorosa documentazione in seguito a giudizio tecnico.
Cosa questa effettivamente più facile a dirsi che a farsi.
La XIV disp. trans. della Costituzione ha posto sostanzialmente fuori dal mondo giuridico i titoli nobiliari ed ha implicitamente abrogato tutta la passata legislazione araldica.
Ma se le norme contenute nell'ultimo Ordinamento dello stato nobiliare italiano non hanno più alcun valore giuridico, ben possono, a mio giudizio, essere ritenute ancor oggi valide come consuetudine sociale-nobiliare.
Esse sono il necessario punto di riferimento per porre ordine nella complessa materia della trasmissione dei titoli nobiliari.
Il loro “adeguamento” al vigente diritto (soprattutto di famiglia e delle successioni) deve essere, se ritenuto possibile e necessario, attuato comunque con la massima prudenza.
Le tradizioni sono le patenti di nobilità dei popoli.