Moderatore: Guido5
La Tibalda ha scritto:Come si può ben vedere sopra, la bellissima bandiera della Marina Imperiale tedesca [che] non è simbolo nazista, né in Italia né in Germania, non manca mai nell'armamentario di qualsivoglia giovane studente (risieda esso in Italia, in Germania, in U.S. etc etc etc) laureando in storia e appassionato di periodi storici che nulla hanno a che fare col nazismo.
Romegas ha scritto:Come diceva Voltaire, bisogna calunniare che poi qualcosa rimarrà. Tutto per sviare l'attenzione dei veri mali in Italia e dei veri poteri forti spesso collusi con questi politici da due soldi.
Se un carabiniere appende al muro della propria stanza una bandiera della marina militare tedesca della prima guerra mondiale vuole dire - tout court - che si tratta di un simpatizzante del neo-nazismo. Tale bandiera, sarebbe infatti astutamente usata dai sostenitori del rinato nazionalsocialismo tedesco per non incorrere nei divieti (e nei reati) se mai ostentassero invece il vessillo originale con la croce uncinata.
Poco importa che il militare abbia specificato che, appassionato di storia, consideri quella bandiera come la traccia di un conflitto che fu. Ricorda un po' l'imprevedibile ritorno dei contrasti legati alla guerra civile americana negli Usa dove, 150 anni dopo, in molti Stati del Sud sono state tolte, tra scontri e polemiche, le statue dei generali confederati e altre vestigia di quel lontano periodo storico.
Social e fake news alimentano un clima tutt'altro che sereno, in merito all'analisi della storia più recente. E così capita che un signore, in provincia di Torino, vada un giorno a presentare una denuncia in una stazione dei carabinieri non distante dalla città; per educazione e rispetto del cittadino, il militare addetto alla ricezione che era ancora fuori servizio, senza la divisa, ha deciso, invece di abbandonarlo al suo destino nella sala d'aspetto in attesa, di riceverlo così com'era. Addosso aveva una maglietta raffigurante il comandante Ernesto «Che» Guevara, il mitico guerrigliero argentino poi ministro nel governo cubano di Fidel Castro e infine catturato e ucciso dall'Esercito Boliviano, nella selva de La Higuera, in Bolivia, il 9 ottobre 1967. Il «Che» stava tentando di creare una ribellione fra i campesinos contro il governo legittimo locale, assieme a poche decine di combattenti, tra cubani e sudamericani. La sua immagine è la regina del merchandising mondiale e da decenni è stampata in miliardi di copie su t-shirt, bicchieri, posate e su qualsiasi supporto possibile e immaginabile. Se poi il militare «ha i jeans strappati» e al suo fianco c'è pure un «cane di grossa taglia sbavante», ebbene, tanto è bastato per prendere carta e penna e scrivere all'Arma per protestare intanto contro la presenza del «Che» in una caserma, per l'abbigliamento «non consono» e per il cane che, reduce da una passeggiata, appariva ansimante. Di fronte a situazioni bizzarre come questa l'Arma ha reagito in modo neutrale ed equanime.
Con una circolare dai toni pacati ma fermi, diffusa in ogni ufficio, viene affrontato il caso che ha «un carattere d'urgenza». «Visto che il cittadino ha rilevato la presenza in quegli Uffici di vari ritratti del Che Guevara ... di un militare che lo ha accolto con i jeans strappati ... », sono in corso le «necessarie verifiche» per ricostruire quanto realmente accaduto. Nel frattempo però il caso viene sottoposto all'attenzione degli ufficiali e c'è il rischio che - una volta accertato che la segnalazione corrisponde al vero - siano applicate misure disciplinari nei confronti del carabiniere.
FONTE: La Stampa, articolo di Massimo Numa di ieri 9 dicembre 2017
Torna a Piazza Principale / Main Square
Visitano il forum: Nessuno e 6 ospiti