Moderatore: Guido5
pierluigic ha scritto:Dobbiamo scomodare la genetica
Se avessimo seguito sin dall' inizio una successione familiare femminile avremmo una traccia genetica femminile a legare il cognome con le nostre cellule
Avendo adottato una successione maschile il nostro cognome è legato al cromosoma y
Saltare da un cognome femminile ad un cognome maschile e viceversa qui e la nel tempo ( mutando il cognome come un vestito ) farebbe perdere qualunque identificazione genetica tra cognome e cellule.
Egon von Kaltenbach ha scritto:Mi sembra importante ricordare che anche nel passato all'estinzione di un casato talvolta si provvedeva sia con l'attribuzione del cognome in pericolo a uno dei figli di un membro femminile della famiglia, sia con l'adozione addirittura fuori dall'ambito familiare diretto di qualcuno dei figli di famiglia amica o in qualche modo legata da vincoli parentali. Evito sul momento le precise citazioni perché presumo che questo richiamo sia sufficiente a richiamare alla mente i casi cui intendo fare riferimento.
Cav.OSSML ha scritto:Le asserzioni fatte dal principe Ottaviano de’ Medici nell’intervista mi sembrano perfettamente conformi ai dettami del diritto nobiliare.
Egon von Kaltenbach ha scritto:In ogni caso l'appartenenza familiare è indubbia e va da sé che, oggi, nell'ignoranza generale, tutti giochino sull'equivoco.
Cav.OSSML ha scritto:Tali norme però, ben possono (anzi, a mio modesto parere, devono) essere ritenute ancor oggi valide come consuetudine sociale-nobiliare (chiaramente su di un piano prettamente privato e metagiuridico), essendo esse il necessario punto di riferimento per porre un pò di ordine nella materia della trasmissione dei titoli nobiliari.
T.G.Cravarezza ha scritto:chi viceversa riterrà giusto rifarsi all'attuale legislazione di famiglia e quindi considererà pienamente successore del titolo il figlio adottato o bastardo…
Idamante ha scritto:La nobiltà dovrebbe forse provare a rimanere unita e prendere atto della realtà; poi, essendo venuto meno il Re e l’idea “verticale” che Egli incarnava, riprendere dal passato modelli associativi nei quali la nobilitazione veniva effettuata per cooptazione e senza l’assenso sovrano - penso alle nobiltà civiche - e costituirsi in una unica associazione che, ramificata a livello locale, coopti i propri componenti e adotti moderni criteri di ammissione. Che abbia infine (ma soprattutto!) come finalità la difesa, alla stregua di una vera e propria corporazione, degli interessi dei propri associati quanto soprattutto a tutela della storia familiare e delle tradizioni; e che, cosa fondamentale, faccia avvertire la propria presenza autorevole nella società. Tutto ciò non per difendere il titoletto o la decorazione di qualcuno, ma per imprimere un segno al tempo presente.
In fondo, nel mondo violento e brutale in cui viviamo, nel relativismo imperante, nella competizione estrema che si è voluta instaurare tra gli uomini, contare sulla presenza di persone che si sottraggano alle logiche disumane e che applichino pedissequamente, anche a scapito proprio, antiche ma (queste sì!) sempre valide e apprezzate forme di comportamento, sarebbe senz’altro molto utile ed encomiabile.
Discendere da famiglie nobili (ex patre, ex matre o cos’altro…) non è certo la garanzia che siffatti modelli nascano e si affermino. Certamente però l’educazione ricevuta, tramandata attraverso l’esempio familiare di persone virtuose (anche un’ava materna potrebbe benissimo servire allo scopo); il nome che si porta (ottenuto anche attraverso i nuovi metodi che la legge mette a disposizione); e, direi, un certo distacco e senso di superiorità rispetto alle logiche del profitto e dell’accaparramento o accumulo famelico di beni materiali, sarebbero estremamente apprezzati.
Si salvi l’essenziale, non ci si perda in interessanti ma vacue discussioni di principio!
T.G.Cravarezza ha scritto:Io comprendo il discorso e lo posso anche condividere, ma lo ritengo antistorico e utopistico. In primis perchè la nobiltà non è mai stata esterna all'uomo, era composta da uomini e per quanto ci possa piacere l'idea romantica del nobile che governava per volere di Dio grazie alle sue virtù, questo non è mai accaduto o se è accaduto lo è stato perchè quel singolo nobile era un uomo virtuoso, non perchè in quel contesto storico fosse un conte o un principe.
Idamante ha scritto:La nobiltà dovrebbe forse provare a rimanere unita
T.G.Cravarezza ha scritto:Noi come cultori della storia, manteniamone vivo il ricordo di quello che fu, delle grandi cose che fece nella storia. Chi ha avi nobili ne mantenga il ricordo e vada avanti, ma pensare di disgiungere la nobiltà da ciò che accade nel mondo e nella società, di creare una sorta di angolo a-temporale, anche a livello di diritto familiare, lo trovo antistorico e inutile.
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