Forse non mi spiego bene e mi scuso per questo
Quando affermo che lo status nobiliare deve essere riconosciuto dall'Autorità e dall'ordinamento statale (sia esso il sovrano, il consiglio dei patrizi, il doge, il maggior consiglio veneziano…) non intendo per forza con una carta bollata o con l'iscrizione in un registro, ma intendo comunque con un riconoscimento dell'Autorità. E intendo anche che in tale Stato sia previsto lo status nobiliare e gli sia riconosciuto un qualche privilegio e dovere specifici.
La modalità con cui avviene tale riconoscimento poco mi interessa e dipende ovviamente dal periodo storico, dal luogo, dall'ordinamento, dalle consuetudini…, ma il punto è che tale riconoscimento deve esserci e deve essere pubblico e da parte dell'Autorità locale.
Può essere una lettera patente con sigillo reale, ma può essere anche semplicemente l'invito da parte del consiglio dei patrizi della città a siedere all'interno del consiglio (quindi senza carte bollate, ma pur sempre con un riconoscimento ufficiale del consiglio tramite tale invito, anche solo verbale)…
Anche il fatto stesso che l'Autorità considerasse una famiglia nobile, la invitasse a corte (a differenza ovviamente di un plebeo) e conferisse a tale famiglia incarichi spettanti ai nobili, è una sorta di riconoscimento dello status nobiliare, anche senza carte bollate. Il punto però è che tale famiglia era considerata nobile dall'Autorità e grazie a tale riconoscimento (scritto o no, poco importa) godeva dei privilegi di tale status (ovviamente differenti in base all'epoca e all'ordinamento) e ne pagava anche i doveri (poter essere chiamata alla difesa del regno et similia) ed è quello che conta.
In definitiva, quella famiglia era nobile perchè in quel periodo e contesto sociale la nobiltà ricopriva un ruolo nella collettività, gli venivano riconosciuti dei diritti dallo Stato e svolgeva delle attività utili, ricopriva specifici incarichi… e il fatto stesso di avere riconosciuto tale ruolo da parte dell'Autorità, il fatto stesso di essere chiamata a ricoprire tali incarichi previsti solo per tale status, ne riconosceva e garantiva l'esistenza.
In uno Stato e ordinamento dove la nobiltà non ha un ruolo, non ha diritti, non ha privilegi, non ha doveri, non ha incarichi… insomma, non serve alla società e allo Stato e non è riconosciuta dagli stessi, semplicemente non esiste! In tale contesto ci sono solo delle persone che hanno avuto degli avi che, in altri contesti storici e sociali, erano riconosciuti come nobili.
Questo significa che devono bruciare i loro archivi, gli stemmi e dimenticare quanto fecero di grande i loro avi? Assolutamente no. E' giustissimo che gli attuali discendenti di famiglie con avi nobili siano orgogliosi di quanto fecero i loro avi, ne conoscano la storia, imparino dalla stessa (anche dalle azioni negative degli avi, perchè non tutti furono santi), ma oggi tali discendenti non sono nobili, sono appunto discendenti di avi nobili. Se poi tornasse la monarchia o un ordinamento che riconosce un ruolo pubblico alla nobiltà, potranno al massimo fare richiesta di far parte di tale ceto in virtù del loro passato, ma la decisione spetterà sempre all'Autorità e a quanto prevede il nuovo ordinamento.
In secundis, eviterei di far risalire la nobiltà di una famiglia a qualcosa di oltre il naturale e l'umano. Lo status nobiliare era uno status sociale, utile e naturale in determinati periodi e contesti storico/sociali, ma nulla di più. Quindi tutte le famiglie nobili lo sono diventate per qualche motivo "pratico" e "umano" di qualche antenato (vuoi vittorie in guerra, vuoi fortune economiche, vuoi strategie politiche, vuoi intrighi di potere con il sovrano, vuoi tempismo….), nulla di divino, nulla di soprannaturale. Ovviamente più la famiglia è antica e più le leggende fioriscono e più i documenti scompaiono, ma questo non può trarre in inganno sulla natura della nobiltà (tutti, anche i re, hanno avuto qualche ascendente non nobile).
Che poi l'aura sacrale dello status nobiliare fosse utile in determinati periodi storici a giustificare la differenza sociale e dei privilegi, ovviamente ha un senso ed è condivisibile, ma questo poteva valere all'epoca, non possiamo oggi considerarlo come dato reale.