T.G.Cravarezza ha scritto:vorrei comprendere a che pro cambiare una consuetudine plurisecolare che permette una più semplice gestione genealogica e burocratica, identificazione e senso di appartenenza familiare.
L'equazione
[tradizione plurisecolare] = [cosa buona e giusta]é una pia illusione.
A cosa serve tutto questo ambaradan? Non si potevano lasciare le cose come stavano?
No, non si poteva.
Chiamala
evoluzione.
Chiamalo
progresso.
Chiamalo come ti pare.
Una coppia voleva fare a modo loro.
La burocrazia glielo ha impedito (in un supremo anelito di zelo oppure con sfoggio di pedante ottusità?).
Quelli han fatto ricorso.
E gli é stata data ragione (e non poteva non finire così).
Colpa della coppia o colpa del sistema che, se fosse stato un filino meno intransigente (tanto nei suoi zelanti burocrati quanto nei suoi zelanti legislatori), avrebbe potuto conservarsi, ed invece é miseramente caduto?
Questa vicenda mi ricorda un po' la sentenza Bosman.
Un lavoratore dell'Unione Europea ha gli stessi diritti di tutti gli altri lavoratori comunitari. Anche se fa il calciatore.
Se c'é parità fra uomo e donna, marito e moglie hanno gli
stessi diritti.
Sic et simpliciter.
E bene ha fatto la coppia a ricorrere.
Potrà sembrarci tanto brutto e triste e apocalittico, ma si tratta della semplice affermazione di un principio di
uguaglianza che a duecento e fischia anni dal 1789 ancora appare ad alcuni come intollerabile "sovvertimento dell'ordine divino".