Centinaia di padri cercano risposta a un dubbio atavico: “É veramente mio figlio?”
Un detto latino ricorda: “La madre è sempre sicura, il padre mai”
“É veramente mio figlio?” Questo atavico dubbio continua a tormentare molti padri, un timore che già dall’antichità i latini sintetizzavano così: “Mater semper certa est, pater numquam” . É il caso di un professore di 51 anni di Padova, nel nord Italia, che con un test di paternità comprato su internet quasi per gioco ha scoperto che i suoi due figli non erano biologicamente suoi. E c’è di più: erano di due padri diversi. Quello del professore di Padova non è un caso isolato. Come il suo sono sempre di più i padri italiani che si rivolgono a un laboratorio genetico per eseguire il test del DNA, un fenomeno che in Italia sta avendo un boom. Solo nei centri autorizzati sono stati eseguiti, senza nessun ordine motivato dal giudice, 3600 test nel 2011, il 15% in più rispetto al 2010. Grazie al moltiplicarsi delle offerte in rete, si fanno centinaia di esami del DNA. In 1 caso su 5, il padre è un altro.
Un’operazione semplice
Oggi quest’ analisi è diventata un’operazione estremamente semplice. Il prezzo oscilla tra i 300 e i 600 euro in centri riconosciuti, e meno di 150 euro su internet, con il rischio però di truffa tipico della rete. A casa arriva un kit con due tamponi per prelevare campioni di mucosa orale, o sangue, capelli, unghie, etc. Si inviano al laboratorio e in 4-5 giorni si riceve l’esito. Se le prove sono eseguite correttamente, l’affidabilità è del 99,9999% nel caso di conferma della paternità, e al 100% in caso contrario. In ogni caso il risultato del test dovrebbe essere chiarito da un genetista.
Quando si scoprono le sorprese, in 2 casi su 10 il timore viene confermato : non c’è relazione biologica tra padre e figlio. La madre quindi nascondeva un segreto. Si tratta di una percentuale solo relativamente alta (il 20% dei test effettuati rivelano una falsa paternità) in quanto chi fa il test già aveva un sospetto molto forte.
Il virus del dubbio
Le motivazioni che inducono a fare il test sono diverse: crisi della coppia, voler avere un certificato di paternità per allegarlo al testamento con il fine di evitare dispute ereditarie. Il 20% sono coppie di extracomunitari ai quali serve per il ricongiungimento familiare. Infine a volte sono gli stessi figli, intorno ai 30 anni, che decidono di fare il test.
I padri italiani che non sanno che il figlio non è loro sono il 2%, una percentuale che si alza al 9% in Francia.
Gli studiosi sostengono che questo boom di test del DNA è il riflesso del fatto che il virus del dubbio e della sfiducia si diffonde in questi momenti di crisi non solo nell’economia e nella politica, ma anche tra le coppie e in generale nelle relazioni umane.