Normalmente non amo replicare a quanto scrive il collega gnr, tuttavia mi pare che innescare polemiche siffatte non sia appropriato, soprattutto se si pensa che tutti noi Cavalieri Costantiniani dovremmo, piuttosto, pregare per la riconciliazione. Neppure voglio esercitarmi nella vis che, giustamente, è stata contraddistinta quale forza e al contempo debolezza di noi Toscani (non so se gnr lo sia anche di famiglia o solo di residenza, ma anche in tal caso lo accomuno a me, dato che a stare tra i Toscani alla fine se ne assorbe il carattere). L'Alfieri diceva "se Toscana fosse mondo". Malaparte si doleva che non tutti gli Italiani fossero Toscani e che, tra questi, non tutti fossero Pratesi. Essendo io Toscano e Pratese sono classificabile al top della categoria.
Fatta la premessa stemperatrice, posso testimoniare, frequentando da circa 6 anni (sia come postulante e poi come cavaliere) la delegazione toscana (fortunatamente non ho vissuto in diretta la dolorosa vicenda del "cambio di fodera" di alcuni confratelli), che ho sempre visto "prese d'abito" o consegne di diplomi, tranne in un caso, ma si trattava di oratorio privato (stessa cosa per la circostanza riferita dal collega, avvenuta nella cappella del castello del delegato, fuori regione). Può darsi che si sia tentato, in talune occasioni, di rendere più solenne la cerimonia. La prassi, comunque, è quella più "spartana" della consegna del diploma, sia per i nuovi ingressi che per le promozioni.
Il mio personale pensiero è che sarebbe assai meglio, per i motivi indicati da gnr, riprendere la tradizione delle investiture, ma non sempre è possibile farlo. Sapete anche che io vorrei il ripristino del frac. Saranno ubbie...