Dell'araldica civica in Italia

Per discutere sull'araldica / Discussions on heraldry

Moderatori: mcs, Antonio Pompili

Dell'araldica civica in Italia

Messaggioda Franz Joseph von Trotta » sabato 13 dicembre 2003, 11:10

Caro fra’ Eusanio e cari membri del Forum,

in attesa di piangere sul saggio che riferisce delle condizioni dell’araldica civica in Italia di prossima uscita in “Nobiltà” segnalatomi da Fra’ Eusanio appunto, Vi offro alcuni spunti critici del Prof. Alessandro Savorelli sul medesimo argomento, che, a suo tempo, avevo trovato molto significativi. Sono presi da ampi saggi storico critici che erano allegati a due volumi, uno del Comune di Siena ed uno del Comune di Ferrara, che illustravano l’avvenuto restyling dei rispettivi stemmi commissionati al noto grafico e designer senese - ma di origine elvetica (retica per la precisione!) - Andrea Rauch.

Scrive Alessandro Savorelli in “Comune di Siena. Manuale per gli standard grafici per la comunicazione istituzionale”:

« (…) Con l’Ottocento un certo revival borghese per gli stemmi civici finì presto per confluire in un apparato di regole definite dagli stati centralizzati, con conseguenze piuttosto negative, controllo d’ufficio, omogeneità burocratica e stilistica, aggiunta di una folla ridicola di ornamenti esteriori banali e non consacrati dalla tradizione, etc. ridussero spesso i vetusti solenni stemmi delle antiche città ad un marchio impiegatizio ed ad una insulsa decorazione kitsch da ballo Excelsior.
Nastri, nastrini, fogliami: una suppellettile inutile ed esuberante, davvero “buone cose di pessimo gusto” che ricordano l’arredamento pompieristico dell’epoca.

In Italia ad esempio la Consulta araldica del Regno (…) introdusse l’uso di corone cosidette “civiche”, già introdotto con grigia uniformità in epoca napoleonica (…) pedantescamente distinte per classi gerarchiche di città e comuni. Non basta lo scudo che si volle tristememente uniformato nella foggia esteriore (un brutto scudo rettangolare detto “sannitico”), si ritenne per giunta povero e nudo ove non fosse circondato da un apparato botanico vagamente classicheggiante (…)

Gli attuali regolamenti risalgono ancora al D.L. del 1943 che si rifà ampiamente purtroppo alla legislazione precedente, ma sono in gran parte chiaramente desueti. Di fatto l’obsolescenza della legislazione nobiliare (alla quale inesattamente è equiparata la regolamentazione dell’ararldica pubblica) ha prodotto una situazione di incuria, si che i decreti presidenziali coi quali viai via si concedono o modificano stemmi comunali non fanno che ripetere stancamente la modestissima prassi degli araldisti di stato sabaudi.

Come nel medioevo alla forma complessa dei sigillo ufficiale tese a contrapporsi il semplice stemma, di fatto oggi per gli usi “esterni” e di rappresentanza è inevitabile che si ritorni ad un amrchio essenziale, libero dagli orpelli ufficiali e dalle superfetazioni di gusto ottocentesco, che è giusto rimangano confinati nella prassi burocratica. (…)
L’Italia a dir vero non è certo all’avanguardia in questo senso: ben altro si è fatto in paesi come l’Olanda, la Germania, la Svizzera, gli stati Scandinavi, ove la confluenza di buone scuole grafiche e di senso storico ha in gran parte rinnovato e aggiornato - talora con esperimenti arditamente moderni - la forma degli stemmi civici, nel rispetto tuttavia della tradizione, e anzi, nei casi migliori, con una interpretazione moderna ed essenziale della sensibilità ararldica originaria, con soluzioni cioé di stilizzata, astratta compostezza, che ha attinto spesso proprio a modelli e forme dell’antichità classica dell’araldica.
Un rinnovamento del genere è da auspicarsi anche nel nostro paese (…)».

Da “Comune di Ferrara. La città e l’immagine”

Anche qui l’Autore commenta il restyling e la semplificazione grafica del modello ufficale dello stemma civico avviato autonomamente dal Comune di Ferrara.

«Se è stato detto che lo stemma di una città è il suo “biglietto da visita” (M. Pastoureau) come ogni altro manufatto anche gli stemmi meritano ogni tanto - magari, perché no, a una svolta di millennio - qualche restauro (…)
Come procedere? Ci servirà, in primo luogo un diserbante. In tempi d’enfasi, in cui la sobrietà era peccato mortale, tempi di tamerici salmastre, ligustri, acanti e altre specie arboree di una botanica esageratamente eroica, una gramigna di fogliami ed altri ammenicoli era cresciuta, quasi a soffocarla, intorno alla “balzana” già dal seicento. Né avremo maggior riguardo per i tralci di quercia ed alloro, le bacche che infestano gli stemmi comunali d’Italia (…)
Mettaimoli a riposo, nella bacheca di un museo non foss’altro che per quell’aria vagamente cemeteriale (…) Da quest’operazione di bonifica resteranno così, isolati nella loro semplictà, gli elementi essenziali caratterizzanti il segno della città: la corona e lo scudo (…)».

Mi perdonerte le lunghe citazioni, getto il sasso nello stagno e non aggiungo al momento altro se non i miei saluti più cordiali.

F.J. von Trotta
«Ich bin das Wilde, Dumpfe, das man schlug,
Das man erschlagen, weil es fremd und stumm…»
G. Kolmar
Avatar utente
Franz Joseph von Trotta
 
Messaggi: 1664
Iscritto il: martedì 2 dicembre 2003, 13:57

Messaggioda fra' Eusanio da Ocre » lunedì 15 dicembre 2003, 22:05

Caro Franz Joseph,
è davvero un bel sasso, quello lanciato in quest'altrettanto bello stagno... :wink:

Molto è condivisibile nei passi da lei citati, ma fatte salve due precisazioni:

1) non cadiamo nell'errore di sopravvalutare gli ornamenti esterni degli stemmi (civici, in questo caso), con il rischio di dare inizio ad una battaglia :evil: ... contro i mulini a vento :P ! É giusto che gli eccessi spariscano, se il gusto estetico non li gradisce più: però, attenzione, è sempre stato così, e sempre fermo restando "...il segno della città: la corona e lo scudo..." , come dice il prof. Savorelli.
A onor del vero, in questo bisogna spezzare una lancia in favore dell'Ufficio Araldico della Presidenza del Consiglio, il quale (sugli stemmi di Comuni, Città e Province) non entra minimamente nel merito degli ornamenti esterni, e da tempo...
Quindi, smuovere tutto questo stagno per un restyling oltretutto anaraldico (essendo limitato, come spero, all'esterno dello scudo) mi pare eccessivo;

2) sul restyling interno, invece, potrei essere più d'accordo, ma con attenzione.
Il mio Comune aveva uno stemma adottato a seguito di un R.D. del 1941 che gli dava colori e forme tanto precise, quanto disattese. Un nuovo riconoscimento, del 1996 (se non ricordo male), ha avuto maggior successo, pur riprendendo il lavoro del 1941 ma dandogli una leggera modifica (un monte di tre cime all'italiana, al posto di tre monti al naturale affiancati). In questo senso, il restyling ha coinciso con l'adozione di un nuovo stemma (seppur molto simile al precedente).
Mi chiedo: è giusto tutto questo? Per quale motivo lo stemma del 1941 non andava più bene (tengo a precisare che il decreto, datato 8 gennaio, non conteneva il capo del Littorio...)?
Dal che: restyling sì, ma con judicio, molto judicio.... Ammesso che, a tale scopo, non basti ciò che già egregiamente fanno i designer nel riciclare in loghi più o meno azzeccati gli stemmi (senza modificarli nella sostanza!) di molti Comuni italiani: basta girare un po' su Internet, di casi del genere se ne trovano a bizzeffe, e senza correre il rischio di andare incontro a pasticci araldici, che altrimenti vedo troppo a portata di mano...

Bene :D vale
"Quando il mediocre plagia il maestro, ne copia anche gli errori"
---
Detestabile è la falsa umiltà
Chiedete a Icaro se con i copiaincolla Immagine si arriva in cielo
Avatar utente
fra' Eusanio da Ocre
 
Messaggi: 12913
Iscritto il: mercoledì 7 maggio 2003, 21:14

Messaggioda Franz Joseph von Trotta » martedì 16 dicembre 2003, 14:09

Caro Fra’ Eusanio,

grazie per la Sua risposta, inizavo a temere che il "sasso lanciato" non interessasse proprio a nessuno nel forum, e comunque la scarsa attenzione a questo "topic" mi dispicace; sono infatti convinto che, ci piaccia o meno, l’araldica civica sia oggi quella di maggior importanza e interesse in Italia, visto che di quella familiare, ridotta a mero fenomeno privato, anche le bizze più strane non sono rilevanti, proprio perché riconducibili solo alla sensibilità estetica ed al senso di respondabilità del fruitore stesso. Se, per intenderci, un Sig. Mario Rossi volesse cimare il suo stemma con corona di principe del S.R.I., inquartarlo con quello di Portogallo e Borgogna, disegnare il tutto in stile spagnolo sulla facciata di casa, magari con un lanzichenecco a reggere il composito insieme, ebbene nessuno gli potrebbe vietare alcunché.

Detto questo, condivido totalmente le Sue preoccupazioni e gli inviti alla cautela; i due esempi di restyling citati sono dei buoni esempi proprio perché il Savorelli, da araldista fine e compentente qual’é, ha messo dei paletti invalicabili che hanno guidato il grafico, consentendo il connubio vincente “rinnovamento nella tradizione”.

Io da tempo sostengo che paradossalmente sia proprio “l’araldica più antica quella più moderna”, gli stemmari medioevali esprimono una sintesi grafica di una modernità assoluta, (ammesso che un moderno designer possa arrivare a certi virtuosismi dell’araldica medioevale), non è un caso che il rinnovamento dello stile araldico negli altri paesi guidato dai grandi maestri europei come Hupp, Sthrol, Boesch, von Numers, Wood, sia partito proprio da qui: studiare, assimilare e reinterpretare lo stile medioevale, la politezza dell’araldica originaria con gusto contemporaneo. Rinnovamento stilistico (le figure degli scudi) compositivo (l’opportunità di eliminare orpelli decorativi di gusto ottocentesco) e normativo nella semplificazione burocratica (io ad esempio trovo perlomeno discutibile che i presidenti della Repubblica Italiana continuino a concedere come faceva il re, gli stemmi agli enti richiedenti; situazione che non ha eguale in nessun altro stato repubblicano dove, normalmente, gli stemmi civici vengono assunti liberamente fatte salve, ovviamente, il rispetto delle basilari regole araldiche): ebbene questa è la realtà nell’ararldica civica della maggior parte dei paesi europei in alcuni casi da ben più di mezzo secolo!

Sia io che Lei caro amico comprendiamo che un ragionevole auspicio ad un rinnovamento più ampio risulti quasi inconcepibile da applicarsi all’attuale situazione italiana, (il fatto di essere un divertente pseudonimo non mi consente di esporre gustose esperienze personali in merito) del resto la congiuntura spaventerebbe chiunque: il totale disinteresse del Legislatore ha creato il congelamento normativo che favorisce quel “nonnismo” da lei rilevato che è una nicchia di potere burocratico, una bolla ferma al '46.

Non è un caso che, la più "alta concentrazione" di buone cose di araldica civica si vedano più diffusamente proprio in Trentino ed in Sud Tirolo che, approfittando della fortunata condizione autonoma, hanno risolto l’irrisolvibile congiuntura succitata: in che modo? Si sono semplicemente avvocati tutta la gestione della materia (sia a livello normativo che formale): ciò ha permesso di ricondurre quegli stemmi civici a più libere e appropriate forme di araldica alpina che hanno finalmente portato un po’ di aria fresca e nella migliore tradizione mitteleuropea (si pensi solo all’ottusità di voler “italianizzare” con una stella a a cinque punte quella secolare a sei punte dello stemma di Bolzano, fesseria finalmente abolita).

Noi tuttavia, dobbiamo ancora accontentarci delle briciole: una blasonatura corretta uno stemma disegnato almeno alla meno peggio ci sembrano già dei grandi risultati!
Fino a quando?

Un saluto cordiale F.J. von Trotta
«Ich bin das Wilde, Dumpfe, das man schlug,
Das man erschlagen, weil es fremd und stumm…»
G. Kolmar
Avatar utente
Franz Joseph von Trotta
 
Messaggi: 1664
Iscritto il: martedì 2 dicembre 2003, 13:57

Messaggioda fra' Eusanio da Ocre » martedì 16 dicembre 2003, 17:36

Caro amico,
è ricca di verità la sua affermazione che "...paradossalmente sia proprio l'araldica più antica quella più moderna...", ma... attenzione a non buttare a mare a prescindere quel che ci può essere di buono negli altri generi, soprattutto quelli contemporanei, fra i quali le due province di Trento e Bolzano offrono esempi di stemmi di nuovo conio dalla felicissima resa estetica, e dal sensatissimo valore storico-simbolico (come del resto accade anche, ad esempio, per molti stemmi civici sardi odierni di pari livello).

A mio parere, talvolta la ricerca a tutti i costi dell'antico provoca più guai dell'applicazione del moderno...

Mi permetto di chiosare per ultimo il suo grido di dolore finale: "...Noi tuttavia, dobbiamo ancora accontentarci delle briciole: una blasonatura corretta, uno stemma disegnato almeno alla meno peggio, ci sembrano già dei grandi risultati! Fino a quando?..."
Sia fiducioso... :wink:

Bene :D vale
"Quando il mediocre plagia il maestro, ne copia anche gli errori"
---
Detestabile è la falsa umiltà
Chiedete a Icaro se con i copiaincolla Immagine si arriva in cielo
Avatar utente
fra' Eusanio da Ocre
 
Messaggi: 12913
Iscritto il: mercoledì 7 maggio 2003, 21:14

Messaggioda omero » mercoledì 17 dicembre 2003, 20:48

Egregi Signori,

intervengo in ritardo su questo argomento che trovo davvero interessante.
Per quanto mi riguarda la passione per gli stemmi civici è derivata, se così posso dire, dall'amore per gli stemmi gentilizi. Il fatto che antichi stemmi di famiglia siano poi stati riutilizzati proprio per connotare (giustamente, a mio avviso) l'iconografia del Comune da rappresentare, mi ha sempre affascinato. In questi giorni mi è capitato di consultare (stimolato da un caro amico a questo piacevole compito) un volume edito dalla Camera di Commercio di Cuneo del 1963, basato sul precedente Annuario del 1930, dove sono contenuti tutti gli stemmi dei Comuni della Provincia Granda (lo è davvero, credetemi!): nel grande numero di immagini analizzate ho trovato realizzazioni esteticamente davvero splendide nella loro semplicità. Per deformazione professionale (mi occupo infatti di design) sono da sempre attento alla pulizia ed alla forma espressiva dei segni grafici, di qualsiasi provenienza essi siano. In campo araldico prediligo appunto la semplicità, la chiarezza, la sintesi. Sono profondamente convinto che dietro ad una chiave di lettura estetica (quella che ci colpisce istintivamente anche solo buttando l'occhio su un cartello stradale) ci sia però un'altra chiave di lettura, ermeneutica se vogliamo, e decisamente più interessante per gli studiosi di queste scienze. Credo che saper intrepretare i blasoni sia come affondare la conoscenza alle radici della Storia, per essere consapevoli del presente. Ecco perchè considero fondamentale il lavoro dei designers all'opera nel restyling di stemmi: non si tratta di ricopiare pedissequamente un disegno con il computer, ma di attenersi ad un codice di rappresentazione ben preciso e per nulla freddo. Potremmo discutere a lungo sui colori, gli elementi (anche in accezione alchemica) che stanno dietro ad una partizione o ad un "banale" leone rampante, ma non credo sia la sede più adatta (andrei veramente fuori strada :wink: ).
Con grande rammarico devo rimarcare che i paesi nordici siano molto più meticolosi e allo stesso tempo all'avanguardia di noi nell'affrontare le problematiche relative alla rapresentazione degli stemmi. Spero di non uscire troppo dal seminato stimolando la discussione verso i mezzi di realizzazione grafica attuali: l'uso della tecnologia è un punto a favore della rappresentazione, ma sono profondamente convinto che si debba avere grande sensibilità e conoscenza dell'Araldica per rappresentare in modo corretto uno stemma, sia esso civico o di altro tipo.
Quando parlo di design intendo un giusto equilibro di funzione e sensibilità: giunti al 2000 dobbiamo essere in grado di "giocare" con la forma, ma anche con l'assenza di forma. In questo sono maestri i Giapponesi, ma ricordiamoci che anche nella vecchia Europa c'è stato un tempo in cui semplicità fu sinonimo di maestà. Snellire emblemi sovracarichi (ovviamente nel rispetto della loro originaria rappresentazione) e renderli puliti credo sia il compito primario di un disegnatore-araldista contemporaneo. Non fraintendetemi però: con snellimento non indendo cancellazione di questo o quell'elemento, parlo piuttosto di "resa" più lineare (in termini tecnici, il più vettoriale possibile) dello stesso. Ci sono splendidi esempi di grafica applicata nei campi più disparati che sono indice di stile e capacità (penso a studi grafici inglesi e svizzeri davvero sbalorditivi), peccato che in Italia non sia così. Non per colpa solo dei designers, capita frequentemente che i committenti siano del tutto digiuni di modestia e preparazione, ma non di presunzione. La modernità è vista con estrema diffidenza, in pochi casi ci si affida a competenze che rispecchino di esserelo. Sono fermamente convinto che una svolta di questo tipo sia necessaria per vivere al passo con i tempi. Mi auguro che l'ingresso in Europa dia slancio a nuovi sviluppi soprattutto a livello culturale: reinterpretare il passato non significa necessariamente sconvolgerlo (questo è quanto accade invece in Italia), può anche significare rileggerlo in chiave contemporanea (mantendendo le sue radici).
Spero di non averVi annoiati, ma mi sono sentito in dovere di esprimere la mia opinione al riguardo.

Vi saluto cordialmente.
Pier Carlo Omero Bormida
___________________________
~ Ex Tenebris Ad Lucem ~
Avatar utente
omero
 
Messaggi: 337
Iscritto il: giovedì 29 maggio 2003, 18:45
Località: Torre Mondovì (Cn)

Messaggioda Federica » giovedì 18 dicembre 2003, 19:04

Gentili Signori,
non vorrei banalizzare i Vostri interventi con una considerazione elementare.
Non credo che nessuno si farebbe, oggi, più fare un ritratto da lasciare ai posteri (almeno, me lo auguro di cuore), o, invece che restaurare antiche e bellissime dimore, costruire un castello.
Credo che ci si debba concentrare perchè non vadano perdute o dimenticate opere, memorie, cultura e valori, utilizzando, ove applicabili, gli strumenti dei tempi moderni e senza avere l'illusione di poterli riprodurre.
Cordialmente.
Federica Olivari :)
Avatar utente
Federica
 
Messaggi: 64
Iscritto il: venerdì 28 novembre 2003, 12:33

Messaggioda fra' Eusanio da Ocre » giovedì 18 dicembre 2003, 19:29

Giusto, cara Federica: credo però che i colleghi si riferissero in particolare agli stemmi civici di nuova ideazione...

...in merito ai quali, caro Pier Carlo, gli usi araldici di molti Paesi esteri sono normalmente larghi in termini di precisione blasonica, il che lascia molto più spazio ai grafici (spesso costretti a riempire esteticamente i vuoti descrittivi). E dove talvolta lo fanno con idee nuove nel senso araldico, oltre che grafico: penso ad esempio alla Finlandia, dove (la citazione vale per tutte) si usano linee di partizione in forma di profili di abete controinnestati...

Bene :D valete
"Quando il mediocre plagia il maestro, ne copia anche gli errori"
---
Detestabile è la falsa umiltà
Chiedete a Icaro se con i copiaincolla Immagine si arriva in cielo
Avatar utente
fra' Eusanio da Ocre
 
Messaggi: 12913
Iscritto il: mercoledì 7 maggio 2003, 21:14

Messaggioda Franz Joseph von Trotta » giovedì 18 dicembre 2003, 19:49

Sì, il senso era proprio quello, se l'araldica fosse solo una "conservazione di memorie", sarebbe una cosa morta e noi saremmo solo "araldo-archeologi".

A livello civico a tutt'oggi vengono ideati e concessi ufficialmente nuovi emblemi, il rammarico è che spesso illustrino composizioni banali, siano realizzati in modo sciatto e insomma si veda quanto sopra…

Un saluto cordiale, Vostro

F. J. von Trotta
«Ich bin das Wilde, Dumpfe, das man schlug,
Das man erschlagen, weil es fremd und stumm…»
G. Kolmar
Avatar utente
Franz Joseph von Trotta
 
Messaggi: 1664
Iscritto il: martedì 2 dicembre 2003, 13:57

Messaggioda Federica » giovedì 18 dicembre 2003, 20:11

Franz Joseph von Trotta ha scritto:Sì, il senso era proprio quello, se l'araldica fosse solo una "conservazione di memorie", sarebbe una cosa morta e noi saremmo solo "araldo-archeologi".

A livello civico a tutt'oggi vengono ideati e concessi ufficialmente nuovi emblemi, il rammarico è che spesso illustrino composizioni banali, siano realizzati in modo sciatto e insomma si veda quanto sopra…

Un saluto cordiale, Vostro

F. J. von Trotta


Gentili Signori,
non ho travisato il senso, solo credo che fare gli" araldo-archeologi" o, meglio "i custodi e i cultori di una fondamentale parte e chiave di lettura della storia" sia di vitale importanza, mentre nella creazione del nuovo ritengo ci si debba molto concentrare nello sforzo di trovare il perfetto equilibrio tra antico e moderno, senza rimanere "arroccati" o peggio, senza lasciarsi eccessivamente "modernizzare".
Cordialmente.
Federica
Avatar utente
Federica
 
Messaggi: 64
Iscritto il: venerdì 28 novembre 2003, 12:33

Messaggioda fra' Eusanio da Ocre » giovedì 18 dicembre 2003, 20:21

Federica ha scritto:Gentili Signori,
non ho travisato il senso, solo credo che fare gli" araldo-archeologi" o, meglio "i custodi e i cultori di una fondamentale parte e chiave di lettura della storia" sia di vitale importanza, mentre nella creazione del nuovo ritengo ci si debba molto concentrare nello sforzo di trovare il perfetto equilibrio tra antico e moderno, senza rimanere "arroccati" o peggio, senza lasciarsi eccessivamente "modernizzare".
Cordialmente.
Federica


...giusto! :wink:

Sono due operazioni distinte e separate, e l'araldista che si occupi di entrambe deve sempre porre la massima attenzione e cautela per non mischiare le due metodologie...

Bene :D vale
"Quando il mediocre plagia il maestro, ne copia anche gli errori"
---
Detestabile è la falsa umiltà
Chiedete a Icaro se con i copiaincolla Immagine si arriva in cielo
Avatar utente
fra' Eusanio da Ocre
 
Messaggi: 12913
Iscritto il: mercoledì 7 maggio 2003, 21:14

Messaggioda Franz Joseph von Trotta » venerdì 19 dicembre 2003, 10:08

D'accordissimo!

Un saluto, F.J. von Trotta
«Ich bin das Wilde, Dumpfe, das man schlug,
Das man erschlagen, weil es fremd und stumm…»
G. Kolmar
Avatar utente
Franz Joseph von Trotta
 
Messaggi: 1664
Iscritto il: martedì 2 dicembre 2003, 13:57


Torna a Araldica / Heraldry



Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 6 ospiti