Si blasona quello che si vede?

Per discutere sull'araldica / Discussions on heraldry

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Si blasona quello che si vede?

Messaggioda pierluigic » martedì 12 dicembre 2023, 21:37

Prima premessa Cadwor pone sempre problemi stuzzicanti che portano a considerazioni che vanno ben oltre il quesito
Quindi a margine di quanto si è discusso a https://www.iagiforum.info/viewtopic.php?f=1&t=25019

Scopo iniziale dello stemmario ( e del blasonare) era solo quella di permettere all'araldo di riconoscere e descrivere al pubblico i torneanti
ad un certo punto il blasonare ando' oltre l'utilita' iniziale
divenne una sorta di materia tra la forbitezza di linguaggio e la poesia
Poi col Ginanni divenne addirittura sogno , una sorta di linguaggio per iniziati , etereo, completamente dimentico delle origini
una sorta di codice del linguaggio dei fiori

Oggi col trionfo della tecnologia e della grafica ( l'occhio e' protagonista assoluto e toglie ogni spazio all'immaginare )
balzano al ragionamento tutte le insufficienze e le incapacita' del linguaggio di comprendere e descrivere e riprodurre perfettamente geometrie particolari
ed anche le incapacita' di descrivere colori o toni senza ricorrere a convenzioni piu' complesse (RAL ,ecc )
Bisogna ammettere che le parole quindi sono sempre state insufficienti ,
Non serve ora perder tempo a cercare un rimedio impossibile a trovarsi . In definitiva serve piu' a poco
ha poca importanza
Sleghiamo l'araldica dalle Muse e ritorniamo un poco alle origini : ad un blasonare utile ad uno scopo
Descrivere un blasone con le parole specialistiche ( anche se non esaustive ) mi aiuta a selezionarlo in un database . Con un motore di ricerca e le parole chiave seleziono un gruppo di immagini e poi un'immagine in particolare
Bisogna adeguarsi ad un presente che offre mezzi, che il passato non aveva



Seconda premessa : un vecchio amico del forum diceva : si blasona quello che si vede


e questo porta ad un altro aspetto
Io ci capisco qualcosa (solo qualcosa) della Toscana , dove lo stemma era anche un simbolo di presenza politica
Quindi molto presente nel pubblico
l'esecuzione di uno stemma pero' dipendeva dall'artigiano/artista e a volte non era del tutto facile stabilire a quale forme avrebbe dovuto conformarsi lo stemma
un troncato, un capo , le posizioni sullo scudo , le ampiezze , le punte delle stelle , .........
In realta' anche se non erano precise : quello che si puo' notare e' che le famiglie politicamente importanti non facevano troppo caso a differenze che potrebbero essere giudicate anche di rilievo secondo l'alfabeto araldico
L'importante era che si capisse una cosa cioe' che quel segno fosse sufficiente a significare la loro presenza in quel luogo a svolgere un compito d'importanza , ( in una societa' dove era diffuso l'analfabetismo e dove erano le icone a suggerire la narrazione )

Non so come fosse in altri luoghi in quest'Italia preunitaria dalle cento patrie
Ma in Toscana questo porta a riflettere molto su

A) il classico stemmario raccolta di stemmi di stirpi diverse, uno per stirpe , che da una visione d'insieme dell'araldica delle famiglie di una zona geografica
Stemmario che raramente e' in grado di stabilire la fonte delle varie grafiche ne di darne una datazione ( limiti non da poco)
e
B) Il Ceramelli Papiani che perde la visione d'insieme ma cerca sempre il supporto documentale di piu' di un manufatto lapideo e non
Che si sforza di ricostruire una raccolta cronologica di stemmi , aiutando a seguirne l'evoluzione
E' autore di quella che chiamerei "araldica documentaria". Cioe' crea una appendice alla "storia di famiglia" , fatta di manufatti datati o databili
(l'evoluzione dello stemma , le differenziazioni , tra i rami familiari , per concessioni , titoli nobiliari , brisure , scelte politiche, liti familiari ...............)

Un araldica documentaria che altrove ( specie fuori Toscana ) spesso entra in crisi mancando l'attestazione politica pubblica ,
Relegata nella dimensione privata , soffre nel documentare con data certa l'inizio d'uso di uno stemma in una storia familiare

e ritorno alla seconda premessa: si blasona quello che si vede

Perche' se non conosco l'evoluzione di uno stemma come posso dire : Quello e' lo stemma di quella casata? ( in modo particolari per geometrie non proprio chiare )
Cioe' come posso ad esempio slegare lo stemma dal dato cronologico ? o del singolo manufatto ?
O slegarlo da un ramo per farlo di tutta la casata ?
Valga ad esempio lo stemma Medici di Firenze
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Re: Si blasona quello che si vede?

Messaggioda pierluigic » mercoledì 13 dicembre 2023, 8:44

la prima considerazione
descrive come predominante l'oggetto grafico che potendo essere oggi mostrato con facilita'
porta a dare alla descrizione solo un valore residuale
la seconda considerazione comporta che in Toscana nelle famiglie che hanno uno stemma da lunga data, lo stesso stemma ha una sua storia
Storia realizzativa e storia ( normalmente ) di piccoli cambiamenti nelle rappresentazioni . Esulando da cesure importanti come Albizi e Alessandri e fuori dai processi antimagnatizi
Che poiche' poi si blasona cio' che si vede , porta a pensare che ogni blasonatore su queste famiglie dovrebbe essere ispirato a descrivere il particolare manufatto che ha sottocchio oppure a descriverlo solo in linee generali


una domanda

Se in Toscana vi e' l'autoconferimento dello stemma familiare e quindi normalmente fanno testo i manufatti
Altrove che notizie si hanno dei documenti riguardanti il conferimento di stemma da eventuali Fons honorum
Quali sono i piu' antichi documenti rintracciabili di conferimento di uno stemma da parte di una Fons ?
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Re: Si blasona quello che si vede?

Messaggioda egometta » mercoledì 13 dicembre 2023, 11:37

A parte che qui si stava parlando d'altro, è la solita dialettica tra èmico ed ètico: si blasona ètico ma sapendo (o dovendo in teoria sapere) che quell'ètico che vedo non è che una variante (libera o contestuale, dipenderà dai casi) dell'èmico di riferimento che c'è dietro, e ciò indipendentemente dalla fonte di quell'èmico (concessione, autoassunzione o altro): così se il lapicida, su pietre dure, scolpisce stelle e i titolari non protestano, ma so che l'arma di riferimento ha rose e non stelle, blasono 'stelle' e annoto 'in luogo di rose' (è il caso dei Roselli di Arezzo e di Padova)
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Re: Si blasona quello che si vede?

Messaggioda pierluigic » mercoledì 13 dicembre 2023, 18:46

come detto lo stemma Medici esemplifica

almeno fino a tutto il XV secolo, vennero realizzate varianti dello scudo che presentavano fino a undici palle, variamente disposte.
Infine il ramo di Bicci : sei palle rosse in campo oro
Re Luigi XI di Francia, con un decreto emanato a Montluçon nel maggio del 1465, concesse a Piero il Gottoso e ai suoi eredi e successori legittimi di armeggiare di Francia (d'azzurro, caricata di tre fiordalisi d'oro posti 2, 1 una palla : nello stemma miniato sul diploma di concessione le palle erano poste 3, 2, 1 e quella armeggiata di Francia era quella centrale della riga superiore; tuttavia, soprattutto a partire dal XVI secolo (pontificati di Leone X e Clemente VII), si andò affermando sempre di più la disposizione delle palle in cinta e quella armeggiata di Francia si trovò ad occupare una posizione prominente.


e' evidente che la coordinata TEMPO ha un suo ruolo
Nessuno degli stemmi e' meno stemma Medici di un altro.
Giovanni di Bicci aveva uno stemma diverso da Cosimo e questi diverso da quello di Piero il gottoso Pur mantenendo la sostanza e giocando sul numero e sulla posizione delle palle

Questo per dire non sempre esiste un unica pietra di paragone in araldica ( ma esiste invece sempre una storia familiare )
Ho semplicemente il manufatto ed una data di realizzazione
Gli stemmari sovente sono semplificazioni (mancanti di dati ) di situazioni piu' complesse

La blasonatura deve sempre riferirsi a cio' che si vede


L'esempio dei Medici ci riporta al nostro thread
seguendo l'assioma : si blasona cio' che si vede
se la blasonatura risulta diversa posso pensare alla blasonatura di manufatti diversi essendo la blasonatura non accompagnata dalla grafica a cui si riferisce, oppure ad un errore del blasonatore
Nell'uno e nell'altro caso una blasonatura senza l'immagine a cui si riferisce , e' ( per me ) solo vagamente indicativa


A stabilire altre "pietre di paragone" ( legate sempre ad un dato cronologico ) potrebbe servire rispondere alla mia

una domanda
Se in Toscana vi e' l'autoconferimento dello stemma familiare e quindi normalmente fanno testo i manufatti
Altrove che notizie si hanno dei documenti riguardanti il conferimento di stemma da eventuali Fons honorum
Quali sono i piu' antichi documenti rintracciabili di conferimento di uno stemma da parte di una Fons ?


Infine continuo a sottolineare l'unicita' e l'importanza del metodo Ceramelli Papiani
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Re: Si blasona quello che si vede?

Messaggioda egometta » mercoledì 13 dicembre 2023, 23:16

più che altro confondi diacronia e sincronia (e la confusione non aiuta: citius emergit veritas ex errore quam ex confusione), piani che vanno invece tenuti distinti nel definire ed assumere l'èmico di riferimento cui riportare i vari (ed eventuali) ètici
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Re: Si blasona quello che si vede?

Messaggioda pierluigic » venerdì 15 dicembre 2023, 8:07

.
La mia era una nota a margine del quesito di Cadwor che coinvolgeva il numero , le dimensioni della doppia merlatura della banda
Una nota in realta' sulle risposte che gli erano state date
( anche tenendo conto che non possiamo portare nel passato convenzioni dimensionali , o grafiche nate in tempi recenti )

e volevo porre l'accento su come anche l'Araldica ha bisogno della conoscenza della storia della CASATA ( stesso cognome e stesso albero )
Perche' in area toscana vi sono casate (la cui percentuale non so definire ) che hanno visto lo stemma subire variazioni specie nei numeri e nella posizioni delle pezze onorevoli, ................, variazioni nel tempo o anche nei rami genealogici

Sono andato un poco a mente libera e mi sono spinto a dire che lo stemmario tradizionale ha dei notevoli limiti perche' pur associato al vantaggio della visione d'insieme di tanti stemmi familiari, non associa sovente riferimenti a manufatti reali e quindi riferimenti ad una datazione. La mancanza di fonti alle proprie affermazioni grafiche ( rendendosi nell'immediato incontrollabile )

Ora per una buona percentuale di casate vi e' uno stemma che possiamo definire cronologicamente e genealogicamente monotono , ed allora quanto e' affermato da Egometta e' vero Ma per altre non e' vero
Come distinguere i due insiemi ? >>> lo si puo' fare solo conoscendo profondamente la storia familiare di quella casata

L'idea di assegnare uno stemma ad una casata e' una conseguenza della nostra mente che cataloga e tende a schematizzare e a semplificare
Cosi nascono gli stemmari ad immagini
Che hanno un indubbia utilita'
Ma talvolta sono semplificazioni di una realta'' piu' complessa.
Raccolta di "IDEE di stemma"
( che sono fonti secondarie ----da valutare )

Poi sempre andando a briglia sciolta ,a pensiero libero
riporto cio' che mi dissero e reputo vero
Si blasona quello che si vede

Ed e' in questo la differenza tra me ed Egometta
ci riferiamo a cose diverse
Mi e' parso egli si riferisse alla blasonatura dell' "IDEA" che si ha comunemente dello stemma di una casata

La "blasonatura del MANUFATTO ARALDICO" deve invece rispettare la natura di "fonte documentaria" del manufatto araldico : deve cioe' dire in termini araldici cio' che vede al massimo puo' spiegare come corollario in che cosa si discosta dalla IDEA

Ed ho portato come esempio facilmente verificabile : lo stemma MEDICI

Questo mi ha spinto a parlare della blasonatura in generale
la blasonatura araldica si colloca in un tecnicismo che presuppone una proprieta' :
stemma e descrizione debbono godere di una relazione biunivoca
Una volta blasonato lo stemma, con le indicazioni di quella blasonatura si dovrebbe poter ricostruire l'immagine dello stemma
La stessa immagine in andata e in ritorno
dall'immagine alla blasonatura , dalla blasonatura all'immagine

E' a me sembra che Cadwor ponga un quesito molto legittimo in questo senso
.
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Re: Si blasona quello che si vede?

Messaggioda pierluigic » venerdì 15 dicembre 2023, 8:24

mi e' sfuggito anzitempo il messaggio
-----------
Poi penso che in realta' sottointendiamo tutti in definitiva le stesse cose
ma occorre cercare di far trasparire nei thread sempre qualcosa che sia utile a tutti esperti e profani
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Re: Si blasona quello che si vede?

Messaggioda egometta » venerdì 15 dicembre 2023, 19:47

Continui a confondere le acque, con un approccio 'da critico d'arte', se va bene dotato di adeguatezza descrittiva, ma spesso neanche di quella. Se si vuole avere un approccio scientifico, dotato di adeguatezza esplicativa, bisogna rendersi conto che come in tutte le cose anche in araldica c'è una diacronia fatta di tante sincronie successive, che ogni sincronia ha il suo èmico e può avere vari ètici, liberi o contestuali, uno dei quali può eventualmente diventare l'èmico della fase successiva, e così via. Siccome entia non sunt multiplicanda, si blasona ètico ma bisogna indicare l'èmico di riferimento per quella fase e possibilmente identificare le cause di quell'ètico specifico
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Re: Si blasona quello che si vede?

Messaggioda pierluigic » giovedì 28 dicembre 2023, 10:40

non ci sono stati altri interventi, pero' l'argomento e' alla lunga interessante per un forum di araldica
Intanto e' ' evidente la profonda differenza di visione tra me ed il forumista Egometta.
Comunque puo' anche essere mi sia espresso in modo non comprensibile ,

Oltre , penso pero' si debba pero' convenire su una semplice questione
un manufatto coevo ( lapideo ,tessile,....e' sempre bene distinguere il materiale , come si vedra' nel seguito del discorso) e' se autentico una fonte primaria
uno stemmario e' una fonte secondaria ( interponendosi un interprete )

Gli stemmi dei Vicari di Certaldo
di Carlo Tibaldeschi per le edizioni Polistampa 2009
recensione
Carlo Tibaldeschi ci guida alla conoscenza degli stemmi del palazzo dei Vicari
L'autore sostiene una verità talora trascurata negli studi araldici, e cioè che le decorazioni araldiche dei palazzi pubblici italiani siano tra le non molte e tra le più importanti – anche quantitativamente – fonti primarie di cui lo storico dispone in questo campo: sono veri e propri stemmari istituzionali costruiti nel tempo che riflettono con esattezza le intenzioni dei contemporanei e non, come gli stemmari costruiti ex post, compilazioni soggettive.
l’autore analizza attraverso schede illustrate ragionate. Egli ha incrociato i dati iconografici con quelli provenienti dalle fonti d’archivio (e in particolar modo la straordinaria documentazione, anche araldica, relativa ai vicari certaldesi); ha seguito e tentato di ricostruire, per quanto possibile, la struttura originaria della decorazione; ha colmato le lacune negli stemmi e nelle legende; ha indicato e commentato infine tutti quegli elementi stilistici e figurativi (dalla forma degli scudi, agli ornamenti esteriori, alla trattazione delle figure) che vanno spesso perduti nelle compilazioni secondarie, ma che risultano decisivi per comprendere l’evoluzione degli stili, del gusto e delle pratiche araldiche
L’opera e' impreziosita dagli autorevoli interventi del prof. Alessandro Savorelli e del prof. Luigi Borgia, fornendo tutti gli accessori di rito (elenchi di magistrati, date degli officia, notizie su personaggi e famiglie) che ne fanno – insieme con la dotta disamina di Luigi Borgia sulla storia amministrativa del Vicariato di Certaldo nel contesto più ampio della vicenda del dominio fiorentino – uno strumento erudito.


Tibaldeschi quindi sostiene una verità talora trascurata negli studi araldici, e cioè che le decorazioni araldiche dei palazzi pubblici italiani siano tra le non molte e tra le più importanti – anche quantitativamente – fonti primarie di cui lo storico dispone in questo campo: sono veri e propri stemmari istituzionali costruiti nel tempo che riflettono con esattezza le intenzioni dei contemporanei e non, come gli stemmari costruiti ex post, compilazioni soggettive.
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Re: Si blasona quello che si vede?

Messaggioda pierluigic » giovedì 28 dicembre 2023, 10:43

io ho sempre dichiarato la mia ignoranza araldica , ma questo e' un problema che ho dovuto affrontare in passato

Adesso dovro' attingere alla mia ricerca e scomodare un araldista molto noto tramite nome e cognome
Ed uno altrettanto molto noto pur non facendone nome e cognome
L'esempio pratico dovrebbe chiarire meglio la complessita' del problema araldico presentato
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Re: Si blasona quello che si vede?

Messaggioda pierluigic » giovedì 28 dicembre 2023, 10:46

.
Prendero' sempre una pausa gradendo interventi
.
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Re: Si blasona quello che si vede?

Messaggioda egometta » giovedì 28 dicembre 2023, 22:43

pierluigic ha scritto:un manufatto coevo [...] e' se autentico una fonte primaria
uno stemmario e' una fonte secondaria ( interponendosi un interprete )

Carlo Tibaldeschi ci guida alla conoscenza degli stemmi del palazzo dei Vicari
[...] Egli ha incrociato i dati iconografici con quelli provenienti dalle fonti d’archivio [...] L’opera e' impreziosita dagli autorevoli interventi [...], fornendo tutti gli accessori di rito (elenchi di magistrati, date degli officia, notizie su personaggi e famiglie) che ne fanno – insieme con la dotta disamina [...] sulla storia amministrativa del Vicariato di Certaldo nel contesto più ampio della vicenda del dominio fiorentino – uno strumento erudito.


No, continui a (s)ragionare come i più beceri critici d'arte, inutili quando non dannosi: come chiarisce il recensore citato, il manufatto lapideo, dipinto, miniato ecc. è l'inquirendum, non può essere la fonte di se stesso. Le fonti sono le carte (in questo caso gli stemmari e i documenti) in cui si parla di e da cui si traggono le informazioni su quel certo manufatto, il casato e l'individuo che ne fu committente, il contesto istituzionale ecc.
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Re: Si blasona quello che si vede?

Messaggioda pierluigic » martedì 2 gennaio 2024, 18:28

Vorrei esprimere il mio concetto sino in fondo :
Ecco la fondamentale strada da percorrere insegnata dal Ceramelli Papiani

L'araldica e' una disciplina nata semplice e via via in novecento anni di storia diventata complessa , e non va quindi troppo semplificata pur non dimenticandone l'iniziale semplicita'
L'araldica si e' infatti via via arricchita nei secoli di convenzioni linguistiche e grafiche ( geometriche , posizionali e dimensionali ) che e' pero' ingiusto applicare ai secoli precedenti

I primi armoriali fiorentini (stemmari ) sono tardi si parla senza sicurezza di un manoscritto del 1302 copiato da Cosimo Della Rena nel XVII dall'originale (?) oggi scomparso
Quindi in area fiorentina prima trovo gli stemmi e successivamente gli stemmari. Solo a fine cinquecento e ad inizio seicento col Borghini e col Monaldi si ha un notevole incremento dello studio con l'evolversi del concetto di nobilta' in area toscana

Il primo trattato sull'araldica in Italia , sembra doversi al solito Bartolo da Sassoferrato
I blasonari risentono ovviamente moltissimo delle convenzioni di linguaggio in continua evoluzione

A chi si occupa della storia toscana le parole del prof Tibaldeschi non possono suonare strane
La Toscana araldicamente e' questa
http://www.carnesecchi.eu/arez1.JPG
uno stemmario spesso a cielo aperto

La Toscana e' terra dove l?araldica si mescola alla genealogia e alla storia familiare con i suoi stemmi e le sue sepolture dove la forma X+Y+Z+cognome allega piccoli alberi genealogigi ai manufatti araldici
http://www.carnesecchi.eu/confrontostemmi.jpg
( Questa ad esempio la lapide sepolcrale di Piero di Durante di Ricovero databile1330-1340 E' l'unico documento sopravvissuto che lega i Carnesecchi fiorentini con Durante di Ricovero. Non esiste documento cartaceo che lo possa sostituire )
Ed anche qui si puo' vedere l'araldica partecipare ad una maggior disanima del patrimonio artistico
solo come esempio
http://www.carnesecchi.eu/fiorent.jpg

Vediamo ora d'introdurre un episodio che coinvolge il prof Luigi Borgia
importante esempio della complessita' della materia e che spiega meglio la insufficienza del generalizzare
Per farlo debbo far uso dei dati della mia ricerca sui Carnesecchi fiorentini

Premessa
Il Crollalanza nel suo "Dizionario storico-blasonico delle famiglie nobili e notabili italiane", nella voce dedicata ai Carnesecchi fiorentini ne descrive cosi lo stemma
D'AZZURRO AD UN ROCCO DI SCACCHIERE D'ORO COL CAPO BANDATO D'AZZURO E ORO
Rietstap dice la medesima cosa nel suo Armorial general

E ci sta la blasonatura perche' ve ne sono diversi esempi
senza dilungarci, eccone uno per tutti
sepoltura di Luca di ser Filippo di Matteo nel 1401
http://www.carnesecchi.eu/BeWeBluca1.jpg


nel libro " Gli stemmi del palazzo d'Arnolfo di San Giovanni Valdarno" il prof Luigi Borgia ( araldista di grandissima competenza ) esamina, tra tutti gli altri, due stemmi Carnesecchi
Quello di Antonio di Paolo di Berto circa 1444

http://www.carnesecchi.eu/valdarno18.jpg
http://www.carnesecchi.eu/valdarno19.jpg

e quello di Piero di Simone di Paolo circa 1491

http://www.carnesecchi.eu/valdarno20.jpg
http://www.carnesecchi.eu/piero7.jpg
http://www.carnesecchi.eu/valdarno21.jpg

e come si puo' leggere nel testo esprime la convinzione che lo stemma debba essere blasonato come un troncato avente nel primo punto UN BANDATO D'AZZURRO E ORO
Considera ESPLICITAMENTE un errore la blasonatura del Crollalanza ed anche il considerare il primo punto del troncato UN CAMPO AZZURRO CARICATO DA TRE BANDE D'ORO

Quindi e' da presumere che se il professor Borgia avesse dato vita ad un suo stemmario avrebbe blasonato lo stemma Carnesecchi
TRONCATO. NEL PRIMO BANDATO D'AZZURRO E ORO ,NEL SECONDO D'AZZURRO AD UN ROCCO DI SCACCHIERA D?ORO

ma andiamo avanti
Vediamo lo scartato CAMPO AZZURRO CARICATO DA TRE BANDE D'ORO

A Fiesole all'incirca nel 1601 lo stemma di Raffaello di Leonardo di Giovanni
http://www.carnesecchi.eu/fiesole11.jpg

E a Pistoia lo stemma di Francesco di GiovanBattista di Zanobi
http://www.carnesecchi.eu/Image348.gif
http://www.carnesecchi.eu/senator3.jpg
lo stesso senatore nella sua villa al Reggello
http://www.carnesecchi.eu/massangioli1.jpg

Questi stemmi sembrano essere sufficienti a ipotizzare la blasonatura
TRONCATO. NEL PRIMO D'AZZURRO CARICATO DI TRE BANDE D'ORO ,NEL SECONDO D'AZZURRO AD UN ROCCO DI SCACCHIERA D?ORO

CONCLUSIONE :

La serie StemmaManufatto --StemmaStemmario non sempre converge ad un valore unico

Vivaddio , perche' gia' alle sue origini lo stemma ubbidisce solo al gusto e alla visione fantastica personale dell'individuo che crea il simbolo grafico familiare
Poi pur generalmente rimanendo confinato nel recinto della riconoscibilita dello stemma familiare il singolo individuo lo personalizza con piccoli interventi a suo gusto

Credo che l'araldica abbia sempre resistito ai reiterati tentativi di voler confinare la fantasia entro schemi rigidi

Va profondamente meditato :
Tibaldeschi quindi sostiene una verità TALORA TRASCURATA negli studi araldici, e cioè che le decorazioni araldiche dei palazzi pubblici italiani siano tra le non molte e tra le più importanti – anche quantitativamente – FONTI PRIMARIE di cui lo storico dispone in questo campo: sono veri e propri stemmari istituzionali costruiti nel tempo che riflettono con esattezza le INTENZIONI DEI CONTEMPORANEI e non, come gli stemmari costruiti ex post, COMPILAZIONI SOGGETTIVE.


E quando , forse il maggior esperto attuale di Araldica , mi dice : SI BLASONA QUELLO CHE SI VEDE
io credo ( io) dica una cosa fondamentale : il manufatto araldico ( quando ha data certa e se ne conosce la storia ) e' fonte primaria come lo e' una pergamena autentica
E va descritto con precisione e con intento di conservarlo almeno con la descrizione ai posteri ( la documentazione lapidea araldica e' purtroppo la piu' soggetta alla rovina )

Lo stemma insomma non ha bisogno dello stemmario , ma lo stemmario ha sempre bisogno dello stemma
e lo stemmario rimarra' sempre una fonte secondaria come il regesto di una pergamena , che risente sempre della cultura e delle persuasioni di un intermediario
( come in area fiorentina una controversa recente edizione del "libro del chiodo" )
e magari introduce convinzioni errate come quegli stemmari che raccontano lo stemma di Carlo Magno o lo stemma di Matilde di Canossa o di Ugo di Toscana
O quegli stemmari che danno un'informazione vaga e senza fonte

Per ogni famiglia toscana che abbia avuto funzione pubblica ( moltissime ) esistono decine e decine di stemmi , spesso con piccole differenze ,a volte individuali
Sarebbe estremamente riduttivo voler banalizzare tanta storia relegandola in uno stemma di sintesi
perdendo le sensazioni che ogni manufatto emana nella sua unicita'
http://www.carnesecchi.eu/poppiquattro.jpg

Ecco la fondamentale strada da percorrere insegnata dal Ceramelli Papiani
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Re: Si blasona quello che si vede?

Messaggioda egometta » mercoledì 3 gennaio 2024, 0:19

Appunto, senza tanta verbosità è solo questione di adeguatezza descrittiva e poi esplicativa (cioè analisi della struttura dello stemma) del blasone... il resto è fumo
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Re: Si blasona quello che si vede?

Messaggioda pierluigic » mercoledì 3 gennaio 2024, 7:29

Appunto
per essere meno verbosi:
si blasona cio' che si vede
il resto sono considerazioni a margine
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